Madri escluse dal lavoro, l’altra faccia della violenza: in un anno si sono licenziate in 44mila. Italia maglia nera nell’Ue

Il tasso di occupazione femminile al 48,2%. Con l’Europa un divario di undici punti

Madri escluse dal lavoro, l’altra faccia della violenza: in un anno si sono licenziate in 44mila. Italia maglia nera nell’Ue
di Francesco Bisozzi
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Mercoledì 6 Dicembre 2023, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 10:07

Lavoro non fa rima con gravidanza. Sono più di 44.600 le mamme con figli minori di tre anni che nel 2022 hanno lasciato il lavoro. I dati arrivano dall’Ispettorato nazionale del lavoro, che l’anno scorso ha convalidato nel complesso circa 61 mila dimissioni, il 17,1% in più sul 2021. In Italia, proprio a causa della difficoltà di conciliare carriera e famiglia, il tasso di partecipazione femminile al mondo del lavoro è ancora distante dalla media europea. In compenso, nel quadriennio 2019-2023 l’occupazione femminile è cresciuta del 13,3% contro il 10,2% del totale (uomini e donne). E nel terziario la crescita è stata ancora più accentuata (+15,8%). Così è emerso da un’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio sulle dinamiche dell’occupazione femminile, dipendente e indipendente, presentata ieri in occasione del Forum annuale organizzato da Terziario Donna e dedicato questa volta al tema del lavoro che cambia. Risultato: dei circa 1,85 milioni di posti di lavoro creati negli ultimi quattro anni, poco più della metà si sono tinti di rosa. 

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GLI OBIETTIVI

Per il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, l’occupazione rosa è «indispensabile per la sostenibilità e la crescita dell’Italia».

Il numero uno di Confcommercio ha anche sottolineato che «le imprese femminili sono molte di più in percentuale nelle regioni meridionali, mentre sono sotto la media italiana in Lombardia, Trentino, Veneto, Emilia Romagna e Liguria», sarebbe a dire nelle regioni con i tassi di occupazione femminile più elevati. «Il punto è che il tasso di imprese femminili è inversamente proporzionale al tasso di occupazione e impegno femminile nell’economia», ha evidenziato Sangalli. Al forum sul lavoro è intervenuta anche la ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Maria Roccella: «Sono ancora tanti gli obiettivi da raggiungere sul fronte delle pari opportunità. Serve un clima che renda possibile conciliare la vita familiare con quella lavorativa». In Italia il tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro tra i 15 e 74 anni è pari al 48,2% contro il 59,6% della media dell’Ue, un divario di oltre 11 punti percentuali. Con un tasso di partecipazione femminile pari a quello europeo in Italia avremmo 2,3 milioni di occupate in più, ha aggiunto la Confcommercio nella sua analisi. 

IL GAP

Il gap del Sud è ancora più ampio visto che con un tasso di partecipazione femminile del 35,5% (55,4% al Nord) è indietro di oltre 24 punti rispetto alla media Ue. E ancora: in quasi trent’anni, ovvero dal 1995 al 2023, il terziario di mercato ha creato in Italia 3,4 milioni di posti di lavoro, crescendo del 30,8%, mentre tutti gli altri settori dell’economia hanno perso occupati. Nel terziario l’occupazione femminile è pari al 47,5%, un valore decisamente superiore rispetto al totale delle attività economiche (39,6%). Per quanto riguarda il lavoro autonomo, la componente indipendente femminile è più significativa nella grande distribuzione (44,6%) e nel piccolo commercio (37,6%), nel turismo (42,3%), nelle professioni (37,2%) e nei servizi alle persone (53,9%). «Considerando l’attuale dislivello nel nostro Paese fra occupazione femminile, dipendente ed autonoma, e occupazione maschile, è chiaro che bisogna mettere in campo azioni mirate per promuovere l’imprenditoria femminile, che rappresenta ancora solo il 22% del totale delle imprese, e sostenere le attività economiche del terziario», ha spiegato la presidente di Terziario Donna, Anna Lapini. La vicepresidente di Confcommercio, Donatella Prampolini, si è soffermata invece sulle difficoltà legate alla ricerca di manodopera e alle polemiche sugli stipendi giudicati troppo bassi. «Il problema non è più trovare lo specializzato - ha detto - Oggi non si riescono a reperire neanche i lavoratori di base».

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