«Signora lei è perfetta per questo lavoro, ma è avanti con l'età». Tiziana Di Bartolomeo, 58 anni: «Non sono una ciabatta da buttare»

La donna è rimasta disoccupata, ma ha un buon curriculum eppure non riesce più a trovare un'occupazione stabile

«Signora lei è perfetta per questo lavoro, ma è avanti con l'età». Tiziana, 58 anni: «Non sono una ciabatta da buttare, facciamo rumore»
di Maurizio Di Biagio
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Sabato 9 Dicembre 2023, 09:52 - Ultimo aggiornamento: 12:12

A 58 anni è davvero molto difficile, se non impossibile, ritrovare un posto di lavoro, soprattutto se si è donna e separata, con due figli altrove. Lo sa bene Tiziana che dopo averlo perso nel 2016 quando era parte integrante della Cna di Teramo s’è dovuta arrabattare a farne diversi: dalla badante alla mensa della casa di riposo, dall’assistente sanitaria delle terme a donna delle pulizie. È purtroppo un triste percorso che interessa l’universo femminile. La sua è una vita di lavoro, in agenzie finanziarie, in Confesercenti, occupandosi di credito alle imprese, ma per svariati anni per Tiziana Di Bartolomeo il mondo è stato tutto in salita. «Signora, lei è perfetta. Il suo curriculum parla da solo, ma è avanti con l’età, mi sento dire ai colloqui di lavoro. E insistono: ma non conosci qualcuno? E allora mi sento una ciabatta vecchia da buttare. Con il problema di chi paga le utenze e di chi fa la spesa». In aiuto c’è una piccola cifra della disoccupazione (Naspi), nemmeno il reddito di cittadinanza, ma non è sufficiente e non garantisce «dignità di vita».

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In lei si innestano tante storie a volte paradigmatiche della situazione lavorativa italiana, come quella della figlia Giulia Ferroni «che incarna la fuga dei cervelli: due lauree con 110 e lode e bacio accademico, ora è a Vienna per un dottorato di ricerca, ma le si stanno aprendo molte strade, la vogliono a Londra, a Bratislava”. Ed è per lei, per farla continuare negli studi, che Tiziana sgobba, per lei si è dovuta vendere anche la sua Panda nuova per un'altra auto più vecchia: «A costo di fare a meno di un rene lei deve continuare il suo percorso - spiega - Tra qualche giorno farà lezione in video proprio agli universitari teramani». L'altra storia che pende sulla sua vita è quella, oltre alla morte di pochi mesi fa di sua madre, quella della separazione dal marito: «Non gli ho chiesto nulla». Ora vicino c’è un compagno che l’aiuta soprattutto «a livello mentale». Eppure sul lavoro sa dire la sua: «Alla mensa di un’azienda feci crescere il numero dei pasti da 30 a 150 solo prendendo alcuni accorgimenti, come il cambio di posizione degli arredamenti, una tintura nuova per le mura e un menù più accattivante». Spesso Tiziana si lamenta perché «c’è poca meritocrazia, una parola ormai depennata dal vocabolario: la qualità delle persone non viene presa nella giusta considerazione.  “Signora lei è perfetta ma è avanti con l’età”, continuano a dirmi, ma io mi sento ancora una persona viva e non morta». Riferisce che quando va in giro per uffici e vede un certo «lassismo o sgarbatezza» da parte dei dipendenti e le monta una rabbia particolare. Fa un appello a tutte le donne: «Bisogna fare rumore, tanto rumore – dice con voce ferma – noi donne spesso ci affidiamo a persone sbagliate perché non abbiamo i soldi e ci facciamo sfruttare, la mia storia è quella di tante altre donne come me che subiscono. In fondo a noi non manca nulla, abbiamo le armi per combattere questa battaglia». Tiziana chiude asserendo di essere comunque una persona positiva: «Ogni tanto mi assale lo sconforto, ma mi faccio coraggio pensando ai miei due figli».

E piange. Solo per un po’.

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