Fra chi davvero non ha gradito l'iniziativa dei professori c'è Gianluigi De Palo, consigliere comunale di Roma e capogruppo della lista civica Cittadini X Roma: «È una logica folle: questo è come dire che la famiglia non è più chiamata a educare i figli, perché ci pensa la scuola, peraltro in maniera invasiva. Non è una questione morale, ma educativa. Così si rompono i più basilari meccanismi educativi. Solo i genitori devono occuparsi di parlare di sessualità con i propri figli».
Niente a che vedere, sottolinea De Palo, con la lotta all'omofobia: «L'omofobia è sinonimo di ignoranza e basta. È qualcosa che va condannato totalmente. Ma rendere tutto lecito e parlare in classe di sesso in maniera tanto esplicita, a cosa può giovare? Sfido a trovare un genitore che sia contento di sapere che i propri figli a scuola leggano certe cose. Il problema è che quello del Giulio Cesare non è un caso isolato, ma è una tendenza della scuola in tutto il Paese, già a partire dalle elementari. Si formano gli educatori e le educatrici affinché spingano gli alunni a non si rispettare la differenza di genere. Basti pensare che sono stati presentati dei progetti in alcune scuole di Roma in cui si chiedeva ai bambini di portare specchietto e rossetto».
D'altra parte la vicenda ha suscitato la reazione anche di Alessandra Cattoi, assessore alla Scuola, Infanzia e Pari Opportunità di Roma Capitale, arrabbiata per la denuncia presentata contro i professori: «Quanto accaduto al liceo Giulio Cesare costituisce un inaccettabile atto di minaccia e di censura omofoba. E testimonia di quanto ancora dobbiamo lavorare per contrastare gli stereotipi e gli atteggiamenti aggressivi che possono sfociare in episodi di violenza», ha scritto la Cattoi in una nota, «L’accaduto è ancora più grave perché riguarda la scuola, il luogo per eccellenza dove si insegna il rispetto per le differenze e il valore dei diritti di tutte le persone.
Dobbiamo stigmatizzare ogni comportamento omofobo e al tempo stesso dobbiamo avere fiducia negli insegnanti che affiancano quotidianamente le ragazze e i ragazzi nel loro percorso didattico e di crescita, accompagnando la loro riflessione anche su argomenti delicati attraverso gli strumenti che ritengono più adeguati.
L’episodio di oggi avvalora ulteriormente il lavoro di sensibilizzazione e di contrasto al bullismo omofobico che stiamo portando avanti nelle scuole di Roma. Combattere le discriminazioni è parte essenziale dell’impegno dell’Amministrazione capitolina per i diritti e la democrazia».