Contigliano, un paese intero con 250 figuranti per la processione del "Cristo morto"

La processione del Cristo morto (foto d'Archivio)
di Sabrina Vecchi
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Martedì 26 Marzo 2024, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 09:21

RIETI - Centro pastorale di Contigliano, interno notte. Ci si ritrova di sera, dopo una giornata di lavoro, per le prove della rievocazione storica del Cristo morto, che tornerà a sfilare nel venerdì santo, dalle 20, per le vie del paese. Non solo una tradizione plurisecolare, ma anche un momento di grande coesione per Contigliano, che unisce famiglie e generazioni nel segno di un evento interrotto solo dalla pandemia e dalla seconda guerra mondiale.

La partecipazione. Pietro Falsini, 27 anni, è uno dei figuranti che interpreteranno Cristo. Quest’anno saranno tre: uno in processione, l’altro nella scena recitativa, il terzo salirà sulla croce ai piedi della collegiata, a un metro e mezzo dal vuoto. Una scena per la quale occorre superare il freddo e le vertigini. «I figuranti di un tempo si cospargevano di unguenti, alcuni bevevano cognac. I ragazzi di oggi non usano espedienti, sono motivati, interpretano la cosa con grande impegno», dice Claudio Fallavolita, mentre coordina il tutto. Il tempo stringe e la rievocazione richiede almeno due mesi di prove serrate, più quelle che saranno fatte in loco.
I figuranti alla rappresentazione e alla processione - che si snoderà per oltre un chilometro e mezzo - tutti locali, saranno oltre 250, ciascuno con un costume cucito e costruito in base a schemi ben precisi.

Più 8 cavalli, addestrati. «I partecipanti si reclutano in base al passaparola - ricordano gli organizzatori - ma mettiamo anche avvisi nei negozi e una volta assegnati i ruoli ci occupiamo di fornire loro un vademecum con le indicazioni su come vestirsi, il tipo di stoffa per l’abito o per le fasce o il manto, in base al personaggio».

L'assistenza. Per l’uniformità dei costumi e per l’assistenza nella realizzazione, ci si affida ad Alessandra Polletti e Barbara Falsini: «I figuranti che impersonano i popolani se li creano da soli, sono standard - spiegano - ma per altre questioni cerchiamo di seguire tutto, anche il trucco e i dettagli: abbiamo acquistato elmi di plastica anziché di metallo, più leggeri ed economici, ma è stato necessario un trattamento speciale per renderli dorati, ora sembrano davvero d’epoca». Luigi Chiani e Roberto Maiolati si sono fatti crescere la barba per interpretare uno degli anziani sacerdoti del sinedrio, Ponzio Pilato lo impersona da qualche anno Francesco De Angelis, che di mestiere lavora in ambito farmaceutico. Per il primo anno, anche la figlia Chiara reciterà nel ruolo finale della Maddalena, il figlio Matteo sarà uno degli apostoli: perché il “Cristo morto”, la processione a Contigliano, è una questione che si tramanda. «È importante per il paese - afferma Lorenzo Iachetti, che impersonerà un soldato romano. - Partecipo da 15 anni, non vogliamo che l’evento si perda. Quest’anno ci sarà anche la mia fidanzata».

Le prime tracce della rievocazione religiosa si hanno già dal ‘700, in un intreccio di tradizioni locali e importate. Negli anni del dopoguerra, con don Ercole La Pietra, divenne una Via Crucis figurata: il parroco aggiunse i testi recitati e la rappresentazione, come modo per riunirsi, ma anche per interrogarsi sulla Passione. A metà anni ‘90, la scelta fu di natura divulgativa, con un tema a contenuto sociale diverso ogni anno, e che per il 2024 sarà incentrato sulla verità. L’organizzazione è molto attenta al riciclo e al riuso, e utilizza materiali ecosostenibili, leggeri e riutilizzabili: «Collaboriamo tutti - conclude il gruppo - cerchiamo di impegnarci al massimo per rendere la cosa veritiera e suggestiva: utilizziamo il rimorchio di un camion per fare un palcoscenico, ma lo abbiamo sistemato con così tanta cura che nessuno lo noterà. E poi, cerchiamo di ottimizzare anche la voce e la recitazione, per migliorarci sempre».

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