Edoardo vivo, i genitori morti
I nonni: vogliamo i colpevoli

Edoardo vivo, i genitori morti I nonni: vogliamo i colpevoli
di Paolo Vercesi
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Lunedì 23 Gennaio 2017, 08:31 - Ultimo aggiornamento: 13:37

Pescara. Sebastiano Di Carlo e la moglie Nadia Acconciamessa, papà e mamma di Edoardo, non ce l’hanno fatta. Il decesso della donna ha trovato conferma nel pomeriggio di sabato mentre nella tarda serata dello stesso giorno, solo attraverso un’immagine su uno schermo, c’è stato il doloroso riconoscimento della salma del genitore. «È molto probabile che siano morti sul colpo, investiti dalla tremenda ondata di detriti che la valanga ha scaricato come una furia sull’albergo» rivela Laila Di Carlo, sorella di Sebastiano, visibilmente provata da giorni di angosciosa attesa finiti con la notizia peggiore, dopo un barlume di speranza durato troppo poco.

Edoardo è il solo dono che il destino ha riservato alla famiglia Di Carlo. Il piccolo sorride e gioca in ospedale perché percepisce l’affetto e il calore dei familiari. Ha capito, ovvero lo sa da sempre, che non resterà mai solo, così come non lo saranno i suoi fratelli Piergiovanni e Riccardo di 19 e 17 anni. C’è una fortissima e ampia rete in casa pronta a sostenerli tutti, «hanno due zie per parte di madre e altre due per parte del padre - dice zia Laila -. Mio fratello lascia tre figli maschi, io e mio marito Riccardo abbiamo tre figlie femmine, dunque il calore e l’appoggio della famiglia per loro è assicurato». 
 


Ma prima di pensare al futuro dei ragazzi, la famiglia Di Carlo adesso vuole andare fino in fondo per stabilire cosa abbia determinato questa sciagura e di chi siano le eventuali responsabilità, «del prima e del dopo» spiegano, perché bisogna comprendere cosa non ha funzionato nella prevenzione e cosa nei soccorsi. Non ultimo va spiegato il cortocircuito nel sistema di informazioni gestito dalla prefettura che ha generato illusioni in chi sperava di poter riabbracciare i parenti dispersi e che non li ha più visti tornare vivi.

«Un pensiero che non tormenta soltanto la nostra famiglia ma tutti i parenti dei dispersi, basta salire ad incontrarli nella sala che li ospita al primo piano dell’ospedale per capire che anche tra loro non si parla d’altro: tutti noi colpiti da questa tragedia chiediamo verità e giustizia perché non si può morire così» ha commentato con pacatezza ma anche con determinazione Riccardo Ciferni, cognato degli scomparsi Sebastiano e Nadia Di Carlo.

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