“Dieci minuti per uccidere”: nel thriller di Francesco Caringella riflessione su felicità e figli e la facilità di perdere entrambi

Francesco Caringella (Foto di Nicola Dalla Mura - Toiati)
di Sabrina Quartieri
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Martedì 5 Gennaio 2016, 21:12 - Ultimo aggiornamento: 20 Gennaio, 17:12

In “Dieci minuti per uccidere”, il nuovo giallo di Francesco Caringella edito da Newton Compton, l’originalità della trama sta nel fatto che ad indagare è colui che sta perdendo la vita, cioè la vittima. L’uomo che funge da detective del proprio omicidio è Antonio De Santis, colpito dal revolver a tradimento, di notte, mentre è seduto su una poltrona, con il cane ai suoi piedi, il buio ad avvolgerlo e le note di una musica jazz a fargli compagnia. Ma al di là del delitto, il nuovo thriller dell’autore di “Non sono un assassino”, 50mila copie vendute, è una riflessione sulla felicità e sui figli, e sulla facilità, tragica, con cui si possono perdere l’una e gli altri. All’imprenditore pugliese restano dieci minuti da vivere, per risolvere il caso di un omicidio apparentemente inspiegabile. Chi è stato a sparare? Chi ha potuto, senza farsi sentire, introdursi nella sua villa di Trani e portare a segno un colpo così efferato? Ed è proprio in quegli ultimi 600 secondi della sua esistenza, che si sviluppa la storia di un noir familiare con continui colpi di scena.
 



Quel tempo minimo, eppure lunghissimo, sarà sufficiente per mettere insieme i tasselli che De Santis ha ignorato fino a quel momento? A ripensare la cena coi suoi familiari che si è appena conclusa? A comprendere finalmente il significato di un fatale viaggio in Francia, ben quindici anni prima? E quindi a scoprire chi è il suo assassino, che ora lo guarda, protetto dall’ombra? “Queste sono domande a cui non è possibile dare una risposta, perché potrebbe non esserci”, spiega Caringella, magistrato e scrittore. All’autore del libro piacciono molto i delitti o le indagini della “porta chiusa”, quelli in cui non si arriva a capo della soluzione. Alla fine, per il protagonista è importante non tanto sapere chi lo sta uccidendo, quanto capire le ragioni per cui uno dei suoi familiari può aver impugnato una pistola. E’ un’indagine che si ammanta di mistero e poesia, perché la vittima sa che a farlo fuori è uno dei parenti stretti con cui ha appena cenato: è l’amore che lo sta uccidendo, un amore tradito!

Ambientato tra la Puglia e la Francia, il thriller di Caringella indaga sul senso della vita, dal punto di vista della vittima: solo quando tutto sta per finire, De Santis si ripensa come padre, marito e imprenditore, e lo fa tornando indietro nel tempo, a quindici anni prima durante una vacanza trascorsa in famiglia in Francia, in Costa Azzurra. Un momento felice, di insolita armonia, quando (si legge nel libro) “Il mondo ci ronzava intorno, ma noi non ce ne curavamo.

Era tutto lontano, irrilevante…Anche il caldo asfissiante non ci riguardava”. Eppure, è proprio in quell’attimo di perfezione che accade l’irreparabile, e che si compie la rottura irreversibile tra le volontà di Antonio, che spera in una brillante carriera per il figlio nell’azienda di famiglia e quella del figlio stesso, Lorenzo, che sogna di andare in America per frequentare dei corsi di scrittura creativa. Dopo una cena tra un padre che finisce sempre per imporre la sua volontà, e un giovane che si riempie il bicchiere di vino per dimenticare le sue frustrazioni, prende corpo la tragedia: sulla strada per Saint Tropez, Lorenzo si schianta sugli scogli con la sua auto. Nessuna frenata, solo una velocità folle: l’incidente è mortale. Per De Santis, la perdita di Lorenzo “non fu un dolore, fu una mutilazione”. La crisi con Alexandra, sua moglie, a quel punto è inevitabile: la colpa è imperdonabile, perché per l’ennesima volta, quella fatale, suo marito non è stato capace di comprendere la fragilità di un giovane schiacciato dal peso di un futuro indesiderato.

In un racconto in cui sono i pensieri del protagonista a comporre la trama tra passato e presente, si arriva alla cena appena trascorsa con la famiglia, un momento cupo in cui De Santis comunica la sua decisione di cedere l'azienda ad un imprenditore cinese. Con un ritmo scandito dalle note jazz di Thelonius Monk e dal poco tempo che resta da vivere alla vittima, il noir svela debolezze e contraddizioni di una famiglia smarrita, per aver perso di vista i valori importanti. A lettura terminata, si capisce il senso della dedica di Caringella a suo figlio Antonio, appena rivisto negli Stati Uniti, dove sta frequentando il penultimo anno di scuola, e “al bisogno che ho di lui ora che è in America”; e si comprende il perché della frase di Jacques Prévert riportata nelle prime pagine del libro, che dice “ho riconosciuto la felicità dal rumore che faceva allontanandosi”. Barese d’origine e romano d’adozione, Francesco Caringella ha indossato le divise di ufficiale della Marina militare e di commissario di polizia, poi la toga di magistrato penale, prima di diventare Consigliere di Stato e ora Presidente di Sezione del Consiglio di Stato. È giudice del Collegio di garanzia della giustizia sportiva e Presidente della Commissione di Garanzia dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. “Dieci minuti per uccidere” (disponibile anche in ebook) è il suo secondo romanzo pubblicato per la Newton Compton dopo “Non sono un assassino”, che ha riscosso notevole successo di pubblico e critica, vincendo anche il Premio Roma e il Premio Lomellina in giallo.

Francesco Caringella “Dieci minuti per uccidere” (Newton Compton; pp. 249, euro 9,90)





 

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