Staminali, la battaglia di Alessandra
«Giudici, fate curare nostra figlia»

Staminali, la battaglia di Alessandra «Giudici, fate curare nostra figlia»
di Ilaria Bosi
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Mercoledì 5 Giugno 2013, 18:00 - Ultimo aggiornamento: 21:19
SPOLETO - Alessandra una bellissima bambina di 4 anni che vive con mamma e pap in un piccolo centro dell'hinterland spoletino.

Da alcuni mesi le è stata diagnosticata una forma di Leucodistrofia, la cui gravità è ancora da accertare. E se il nome della piccola è ovviamente di fantasia, per la sua patologia, che è di tipo neurodegenerativo, non esistono cure ufficiali. L'unica speranza, quindi, è riposta per ora nel discusso metodo Stamina, portato alla ribalta dalle Iene, con il caso della piccola Sofia di Firenze. Un caso che ha commosso l'Italia intera, rilanciato con migliaia di appelli sui social network e che ha anche avuto il merito di sensibilizzare l'ex ministro della Salute Balduzzi. Mentre oggi, un'altra Sofia (di Bracciano) è morta: anche lei era in lista per essere sottoposte alla cura con il metodo Stamina

Ora le speranze di Alessandra e della sua famiglia sono riposte tra gli scaffali degli uffici di giustizia. Perché proprio un giudice del Tribunale di Spoleto, la dottoressa Manuela Olivieri, si pronuncerà nei prossimi giorni sulla possibilità di far accedere la piccola alle cure con cellule staminali. La Olivieri, a dire il vero, ha già accolto il ricorso d'urgenza presentato dall'avvocato Fiorani, che assiste la famiglia. L'unica struttura pubblica dove attualmente viene sperimentato il metodo Stamina si trova a Brescia e in prima battuta ha respinto la richiesta di cure della famiglia spoletina. La bimba e la famiglia, in questo complesso percorso, sono assistiti da un neuro pediatra ternano di fama internazionale, il dottor Mauro Lodolo. È il papà della bambina a spiegare quali sono stati i primi campanelli di allarme: «La bimba - spiega - ha avuto una brutta caduta a metà novembre e da quel giorno ha iniziato a manifestare difficoltà deambulatorie. Per settimane ci siamo affidati a fisioterapisti e ortopedici, fin quando ci siamo rivolti al professor Lodolo. È stato dalla risonanza magnetica che lui ci ha prescritto che è stata fatta la diagnosi: leucodistrofia. Tutto è accaduto alla fine di gennaio e da allora non ci siamo fermati un momento». La piccola per ora manifesta un piccolo tremolio e altri sintomi lievi, che però potrebbero aggravarsi in tempi non prevedibili.
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