Infermiere italiano emigrato in Norvegia: «Guadagno 3.500 euro al mese, affitto e bollette pagati». La storia di Simone

«In Italia turni massacranti e vita privata inesistente, così abbiamo deciso di cambiare vita»

«Guadagno 3000 euro al mese e ho una nuova vita» la storia di Simone, infermiere emigrato in Norvegia
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Domenica 14 Gennaio 2024, 14:19

«Sveglia alle 6.20, al lavoro alle 7. Fine turno alle 15. Ferie? cinque settimane all'anno e dopo otto mesi di lavoro si possono chiedere dieci giorni di ferie ulteriori. Affitto? pagato dall'agenzia. Bollette? pagate dall'agenzia. Stipendio? 3000, 3500 euro di base». A parlare non è un manager, ma Simone Michitti, 32 anni, di Macerata. Professione? infermiere. Vi starete chiedendo dov'è il trucco: il trucco si chiama Norvegia, più precisamente Liervik, la località dove Simone e la compagna Paola lavorano da ormai un anno come infermieri, con una vita - a loro dire - completamente trasformata.

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La storia

«All’inizio sembrava uno scherzo.

Molti dei miei amici, e anche la mia famiglia, non potevano credere a questa mia scelta. Poi hanno capito la mia determinazione». Simone, dopo la laurea in scienze infermieristiche, aveva iniziato a lavorare in diverse cliniche, tentando contemporaneamente il concorso all'ospedale Rizzoli di Bologna. Dal 2020 al 2022 lavora in Emilia-Romagna, spostandosi spesso di ospedale in ospedale. Il periodo non è dei migliori, la pandemia rende critica una situazione già difficile: «Ho ricoperto incarichi folli – ricorda al Fatto.it –. In alcuni casi si contavano due infermieri a turno per 80 pazienti. Il lavoro era impegnativo e faticoso: spesso era impensabile anche solo sedersi per cinque minuti. Il tutto per 1.600 euro netti».

Insomma, una vita non semplice, fatta di sacrifici e delle volte anche di rinunce. Un sistema lavorativo non pensato per poter magari pensare di tirare su una famiglia o di poter avere un equilibrio tra vita lavorativa e vita privata. Simone durante quegli anni conosce Paola, anche lei infermiera, anche lei con la sua stessa passione ma troppo spesso oppressa dai turni massacranti o dalle strutture inadeguate. Così alla fine i due decidono di guardarsi intorno e valutare un'esperienza all'estero. «Siamo giovani, preparati, perché non provare?»

Una nuova vita

Dopo un corso di lingua norvegese durato quasi un anno, nel marzo 2023 Simone e Paola si trasferiscono nella Norvegia centrale, a Trondheim, cinque ore e mezza di volo di distanza dall’Italia, per un primo periodo di prova. A parte l’impatto iniziale con il freddo, una volta capito come adattarsi è stato tutto «bellissimo», ricorda Simone. Anche l’accoglienza è stata «ottima». I norvegesi sono «molto curiosi» verso le nuove persone, «specie per chi viene dall’Italia», aggiunge.

E poi il lavoro, sentirsi per una volta appagati da quel mestierie per cui si è studiato tanto e riscoprire anche la passione. «Al lavoro c’è molto più personale e gli stipendi sono quasi raddoppiati. In Norvegia c’è un sistema “meritocratico” - continua Simone - un neolaureato può guadagnare 3.000 euro al mese (anche 3.500 lavorando con i turni notturni), una somma che in Italia non ho mai visto, neppure quando ho lavorato al massimo possibile, facendo turni massacranti. L’organizzazione è ottima (a volte si fanno riunioni solo per capire come gestire al meglio un singolo paziente), la collaborazione tra colleghi è altissima, l’ambiente è multiculturale: ho lavorato con norvegesi, tedeschi, spagnoli, thailandesi, africani, iraniani, e con ognuno di loro sono riuscito a creare un bel legame».

Work life balance

E se il lavoro è tutta "un'altra storia" anche il "tempo libero" lo è. Certo, la vita è diversa dall'Italia, le abitudini, il clima, è tutto diverso ma continua Simone: «Dopo il lavoro faccio palestra o sauna con amici; in alternativa piscina, bowling, una birra con i colleghi. Quando lavoriamo il pomeriggio iniziamo alle 14:45, quindi la mattina possiamo anche azzardarci a qualche trekking”. Questo d’inverno. D’estate si ha più tempo per stare in mezzo alla natura o andare al mare. A giugno ci sono stati spesso 25 gradi e sole: eravamo sempre in giro per trekking o al mare dopo lavoro». In Italia, quando «ero di turno a Bologna, spesso ero molto stanco e non avevo voglia di fare le cose», ricorda.

Insomma, meno ore di lavoro, organizzate meglio e con più tempo libero. E le ferie? «Abbiamo cinque settimane di ferie l’anno, e dopo otto mesi di lavoro possiamo chiedere dieci giorni di ferie ulteriori». Il sogno di Simone è quello di girare il mondo e in questo modo ha la concreta possibilità di farlo.

L'Italia e il futuro

Simone e Paola, però, non dimenticano l'Italia, la famiglia, gli amici. «Rimane nel cuore, come sempre, insieme agli amici e alla famiglia, che sente tutti i giorni. Il contratto di lavoro da infermiere dura due anni. Il primo è passato. La nostra è la storia di due ragazzi che decidono di trasferirsi qui per lavorare e visitare la Norvegia, avendo i soldi a disposizione. Il nostro – spiega – non è mai stato da intendersi un progetto a lungo termine, anche se potrebbe sicuramente esserlo per ogni persona che si trasferisce qui». L’obiettivo, nei prossimi anni, per Simone e Paola, è quello di tornare in Italia, comprare una casa, avere una famiglia. «Dico sempre che i soldi aiutano tantissimo nella vita, lo sto sperimentando sulla mia pelle. Ma – conclude – non farei mai crescere i miei futuri figli lontani dai nonni».

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