Si era piazzato fuori la porta urlando, poi aveva iniziato a provare in tutti i modi ad entrare con la forza. Fino a riuscirci, a calci e spallate. È stata la paura a spingere una donna, che vive in un appartamento lungo la via Tiburtina, periferia ovest di Pescara, a rivolgersi alla centrale operativa della questura, mentre il suo ex si accaniva senza sosta contro la porta d’ingresso. La storia tra i due è finita già da qualche mese, chiusa a settembre senza che la donna abbia mai manifestato la volontà di fare un passo indietro, nonostante lui non si rassegnasse. Anzi, ha deciso di provare ad avviare una nuova relazione e mettere da parte il passato. Ma il suo ex, un trentenne di nazionalità romena, di farsi da parte pare non ne voglia sapere.
L’altra sera o per un sospetto, o per aver controllato gli spostamenti della donna, aveva la convinzione che con lei, in casa, ci fosse anche l’uomo con cui si è stretto un nuovo legame. Così ha messo su un teatro di urla e violenza. La situazione è precipitata quando, mentre la donna prendeva contatti con la polizia, lui alla fine è riuscito a entrare in casa sfondando la porta: prima ha inveito contro la ex, poi ha iniziato a girare nell’appartamento, che evidentemente ben conosceva, cercando l’altro uomo: lo ha trovato in camera da letto dopo aver spalancato la porta, anche questa volta con la forza. Per prudenza, il rivale si era chiuso a chiave.
È stato a quel punto che ha fatto marcia indietro, ma non per andarsene: è entrato in cucina, ha preso uno dei coltelli più grandi dal cassetto e si è di nuovo diretto verso la camera da letto.
Il trentenne è stato quindi accompagnato a casa dove dovrà restare in custodia in attesa dell’udienza preliminare e della decisione del giudice sull’applicazione di eventuali misure cautelari. Intanto è stata ascoltata anche la ragazza, per avere un quadro chiaro della vicenda personale che sta vivendo. L’asticella dei controlli sulla violenza di genere si è già alzata da qualche mese, ma anche il nuovo questore, Carlo Solimene ha annunciato una linea d’azione mirata rispetto a questi reati. Il primo consiglio, da parte delle forze dell’ordine, resta sempre uno ed è rivolto non soltanto a chi direttamente subisce comportamenti violenti o persecutori, ma anche alle persone vicine: denunciare, tempestivamente e senza tentennamenti, per evitare che la situazione si radicalizzi e diventi sempre più grave.