RIETI - E’ di oltre 20 milioni di euro l’investimento che la nuova proprietà dell’immobile di via delle Scienze, costituita da un gruppo di fondi di investimento e una società umbra, al momento top secret, ha messo in campo per dare nuova vita all’ex Emmezeta, oggi Conforama. Duecento i posti di lavoro previsti, considerando anche la riconferma di tutti gli attuali dipendenti di Conforama. Cambierà anche la proposta commerciale, nuova e certamente più variegata che, secondo alcune indiscrezioni, includerebbe anche un noto marchio automobilistico.
Come cambia. Fatta eccezione per Conforama, la cui proposta è già conosciuta, i reatini potranno scegliere di fare acquisti in negozi di diverse categorie merceologiche tra i più conosciuti della grande distribuzione presente in Italia. E questo prima del prossimo Natale.
La ristrutturazione partirà agli inizi della prossima estate, dopo la chiusura del punto vendita Conforama confermato a giugno, e restituirà a fine lavori un immobile del tutto stravolto nell’impianto: non più un ingresso centrale unico e una “piazza” di attività commerciali lungo il corridoio, ma un susseguirsi di ingressi e vetrine lungo la facciata esterna, con brand come Decathlon e Mediaworld.
Il sindaco Ranalli. «In questa fase - commenta il sindaco di Cittaducale, Leonardo Ranalli - è importante che tutto l’iter amministrativo si concluda nel migliore dei modi.
Per ora, al contrario di quanto sta accadendo per la prospettata ristrutturazione dell’ex zuccherificio di Rieti, il commento di Ascom è positivo. Ma sempre che le cose si mantengano tali e quali ad oggi e non cambino in corso d’opera. «Sull’immobile che ospita oggi Conforama – spiega Leonardo Tosti, presidente di Confcommercio Rieti – è in corso esclusivamente un processo di ristrutturazione. Stiamo parlando di un immobile che ha già le licenze commerciali e niente di nuovo è stato concesso dal comune di Cittaducale. Male sarebbe se l’amministrazione angioina concedesse ulteriori metrature che per il momento sono catalogate come metrature industriali, trasformandole in commerciale. Se ciò accadesse, la posizione della nostra associazione sarebbe la stessa che abbiamo per l’ex zuccherificio. Continuare ad aggiungere metrature commerciali ad un nucleo industriale che, di fatto, di industriale, porta più quasi solo il nome, mi sembra una forzatura».