Il 20 marzo scorso, nel quartiere Paradiso, gli operai di una ditta edili mentre stavano eseguendo degli scavi, a più di un metro di profondità, hanno rinvenuto l’ordigno bellico. Immediatamente è stata attivata la macchina per disporre tutti i servizi e mettere in sicurezza la bomba e il quartiere. La “cura” dell’ordigno è stata affidata agli artificieri dell’Esercito che dopo aver messo tutto in sicurezza stanno studiando le prossime mosse. La bomba infatti non può essere semplicemente presa e spostata. Ci sono delle procedure, importanti, da effettuare in loco. Una di queste è lo “spolettamento”. L’ordigno in questione oltre ad avere una notevole carica esplosiva ha 3 spolette, che vanno disinnescate e tolte prima di portare la bomba nel luogo indicato per il brillamento.
Tutto questo dovrà essere fatto nel giorno che sarà individuato questa mattina dal comitato insediato in Prefettura.
Una delle ipotesi al vaglio è che tutta l’operazione, e quindi anche l’evacuazione dei cittadini, avvenga di sabato e non di domenica. Questo darebbe ai professionisti la possibilità di avere un giorno in più, in caso di ritardi nelle operazioni, per concludere tutta la procedura. Gli artificieri lavorano solo con la luce solare e vista la mole della bomba e la cura con cui devono necessariamente essere fatte alcune delle operazioni non è detto con poche ore tutto possa essere portato a termine. Lo scenario che si prospettano per i cittadini viterbesi è simile a quello già vissuto nel 2007, quando oltre ventimila residenti furono evacuati per un altro ordigno bellico, in quel caso ritrovato nel quartiere Santa Lucia. Se le dimensioni del perimetro di sicurezza dovessero essere simili a finire evacuati sarebbero diversi quartieri, dall’Ellera alla frazione La Quercia, passando per una parte del centro storico e di Santa Barbara. Ma per i dettaglio sarà necessario attendere la riunione e il sopralluogo di oggi.
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