Dossieraggio, esposto di Cecilia Marogna che chiede di verificare la divulgazione di notizie riservate ai magistrati del Vaticano

La donna, già condannata in primo grado a tre anni e nove mesi nel processo vaticano che ha visto coinvolto anche il cardinale Angelo Becciu per la disgraziata compravendita del palazzo di Londra, ha presentato un esposto alle Procure di Roma e Perugia alla luce dell’inchiesta sui dossieraggi

Dossieraggio, esposto di Cecilia Marogna che chiede di verificare la divulgazione di notizie riservate ai magistrati del Vaticano
di Franca Giansoldati
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Lunedì 25 Marzo 2024, 19:59

La denuncia è stata fatta contro ignoti ma Cecilia Marogna, già condannata in primo grado a tre anni e nove mesi nel processo vaticano che ha visto coinvolto anche il cardinale Angelo Becciu per la disgraziata compravendita del palazzo di Londra, ha presentato un esposto alle Procure di Roma e Perugia alla luce dell’inchiesta sui dossieraggi in cui risulta coinvolto, tra gli altri, il finanziere Pasquale Striano. Nell'esposto l'analista legata ai servizi segreti ha chiesto di verificare se ci sia stata un’illecita «trafugazione» e «divulgazione» di dati, da cui sarebbe conseguito un «illecito utilizzo» di informazioni riservate dalla Gendarmeria e dal Promotore di Giustizia vaticano, il pm del Papa. 

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Nella denuncia, contro ignoti, depositata oggi nella caserma dei Carabinieri di Cagliari, Marogna evidenzia una serie di coincidenze, prima tra tutte quella che proprio nel giorno in cui l’Ufficio del promotore di Giustizia l'iscriveva iscritta come indagata, il 20 marzo 2020, veniva fatto «un accesso abusivo di Striano per consultare le informazioni concernenti i dati anagrafici, atti del registro e dichiarazioni, redditi percepiti e catasto»’ nei suoi confronti. Marogna si chiede di conseguenza «a che titolo il tenente Striano ha consultato» quelle informazioni, «su mandato di chi» e «per quali finalità’»’. 

«Per caso la ricerca veniva espletata per conto di soggetti terzi, che anche affermavano di lavorare unitamente alle Autorità Vaticane, ovvero a favore di possibili giornalisti?» viene riportato nell’esposto chiedendo l’audizione di diverse persone, tra cui il promotore di Giustizia Vaticano, Alessandro Diddi, «disponendo il sequestro di possibili strumenti elettronici».

Nelle scorse settimane il difensore di Marogna, Riccardo Sindoca, ha scritto al procuratore capo di Perugia Raffaele Cantone, presentando un’istanza per sapere se ci sia attinenza tra l’inchiesta in corso e i ‘dossieraggi’ (già denunciati da Sindoca a luglio scorso) ai danni di Marogna e di altri.

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La scorsa settimana l'ex magistrato Otello Lupacchini intervenendo ad una iniziativa di Radio Radicale sulle anomalie del processo vaticano sull'immobile di Londra, dopo essersi studiato meticolosamente la montagna di carte e di documenti prodotti durante il lungo processo, ha individuato una traccia che – unendo tutti gli indizi disponibili emersi – farebbe arrivare dritto al dossieraggio che coinvolge il finanziere Pasquale Striano e agli accessi illeciti nel sistema informatico della DNA, ponendo una serie di interrogativi sia per l'Italia che per la Santa Sede.

Tanto per cominciare, ha detto Lupacchini, «il modo in cui è stato condotto il processo ha proiettato un'ombra sulla giustizia vaticana e pure su quella italiana e lascia presagire al peggio». Le carte processuali gli hanno evocato certi «processi staliniani o della Santa Inquisizione». Tutto per come si è sviluppata in origine questa vicenda, Lupacchini si è chiesto come non considerare il fatto che i magistrati vaticani «provengono dall'Italia o assai spesso sono legati alla Guardia di Finanza, alla quale appartiene anche il luogotenente Striano». Un particolare che lo ha collegato anche agli accessi abusivi che sono stati fatti e che riguardano anche personaggi coinvolti a vario titolo e con varie vesti processuali nel processo Becciu. «E non si tratta di cose accadute quando ormai l'indagine era avviata e il processo in corso, ma di cose che hanno determinato l'insorgenza dell'indagine stessa perché avvengono, queste introiezioni nel sistema, a partire da una epoca antecedente al procedimento penale dell'inchiesta». 

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Il dossieraggio include, infatti, anche alcuni degli imputati al processo vaticano: Raffaele Mincione, Gianluigi Torzi, Fabrizio Tirabassi, Cecilia Marogna e anche il deputato Giancarlo Innocenzi Botti. «Le abusive introiezioni nel sistema informatico della DNA relative a questi personaggi iniziano il 22 luglio 2019, ben quattro mesi prima della perquisizione negli uffici della Segreteria di Stato. E poi proseguono per tutto il tempo successivo. Il 15 ottobre del 2019 il comandante di allora – Domenico Giani nrd - della Gendarmeria, proveniente dalla Guardia di Finanza che per vent'anni ha ricoperto quel ruolo sotto diversi pontefici, si dimette e Papa Francesco accoglie le sue dimissioni» per la fuga di un documento. »In quella occasione il Papa lamentava la vergogna di questa fuga di notizie per la sofferenza provocata alle persone coinvolte», e in concomitanza esce anche un articolo ben documentato sull'Espresso.

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Lupacchini si chiede: «Cosa c'è dietro a quello che viene definito da Cantone un verminaio per gli accessi abusivi e l'estrazione di file su materie delicate sottratte alle banche dati a cui aveva accesso il luogotenente Striano presso la DNA? Noi non lo sappiamo, tuttavia sappiamo chi ne ha beneficiato e sappiamo quale uso sia stato fatto dai documenti: le denunce di operazioni sospette relative alla vicenda Becciu». Da qui le «anomalie e le ombre su un processo che diventa sostanzialmente sommario, volto a distruggere un sistema marcio che si dava per presupposto ma non per effetto della prova, anzi esso stesso diventa prova di se stesso». Un sospetto che mina alla base la credibilità del sistema giudiziario vaticano con contraccolpi non indifferenti a livello internazionale. 

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