«Ostaggi in Congo con i nostri figli»
Famiglie bloccate per le adozioni

«Ostaggi in Congo con i nostri figli» Famiglie bloccate per le adozioni
di Egle Priolo
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Sabato 7 Dicembre 2013, 21:31 - Ultimo aggiornamento: 8 Dicembre, 13:19
PERUGIA - La corsa all’aeroporto e in valigia una speranza. C’ un po’ di ansia, ma la voglia di raggiungere un sogno pi forte.

Con questo stato d’animo Enrico Floridi e sua moglie Chiara Stefanelli sono partiti da Deruta verso il Congo. Lì ad aspettarli ci sono Patrizia e David, due bambini di 3 e 5 anni che loro hanno adottato. Li stanno andando a prendere per portarli in Umbria, c’è qualche problema con le carte, le pratiche sono state bloccate per cavilli burocratici non meglio identificati. Insieme a loro altre 25 coppie partite da Toscana, Liguria, Lazio e Abruzzo, messe su un aereo da alcuni enti per le adozioni internazionali. «Pochi giorni e si risolve tutto», si sono sentiti dire. Hanno preso ferie e aspettative e sono andati a prendere i loro figli, tali per la legislazione italiana, dopo le sentenze di adozione. Hanno speso decine di migliaia di euro, ma la gioia di una famiglia non ha prezzo. Peccato che da oltre un mese queste 56 persone siano bloccate in Congo e non riescano più a tornare. «Sono praticamente sequestrati - spiegano i familiari -. L’effetto dei vaccini sta finendo, sono a rischio malaria e dormono per terra. Aiutateci a farli tornare con i loro figli».

I bambini, infatti, sembra che ogni mattina si alzino e preparino le valigie: nello sguardo la voglia di partire. La voglia di casa. Invece da un mese vivono in condizioni disagiate, insieme ai loro genitori adottivi. Con il rischio che ai piccoli non sia concesso di partire. «L’ambasciatore italiano a Kinshasa - racconta Claudia, sorella di Enrico - avrebbe addirittura consigliato alle coppie di rientrare in Italia senza i bambini, nell’attesa che si sblocchi la situazione. Ma mio fratello non parte senza i suoi figli». Rischiando la salute, visto che pare stiano finendo cibo e medicinali, e anche il lavoro. Che qualcuno degli altri genitori sembra aver già perso a causa della lunga assenza. Eppure quando erano partiti, avvalendosi di enti come I cinque pani (scelta dalla coppia di Deruta), Aibi, Naaa e Enzo B, ali associazioni («la cui assistenza è già stata saldata anticipatamente e ora non sono in grado di supportare le coppie nella risoluzione di tale grave situazione», sottolinea Claudia) erano pieni di speranza. Da un mese, invece, Enrico e Chiara dormono su materassino per terra, si lavano con un secchio pieno di acqua e amuchina, mentre malaria e scabbia stanno diventando un pericolo. «Enrico ha già preso i funghi - dice preoccupatissima Claudia - e non si riesce a sbloccare questa situazione». Situazione di cui è stato interessato anche il ministro dell’integrazione Cécile Kyenge, ma sembra che la via diplomatica, nonostante le rassicurazioni, non abbia dato i suoi frutti. «Non si hanno informazioni - racconta ancora Claudia - sulla possibile data di rilascio dei bambini». La situazione in Congo, infatti, sembra delicata: la guerra e i ribelli, il presidente preso da altre questioni e 52 genitori «in ostaggio - scrive Enrico da Kinshasa - nella Repubblica democratica del Congo. Vogliamo tornare a casa con i nostri figli e festeggiare il Natale in famiglia».

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