L'ultimo "carceriere" di Mussolini festeggia 101 anni: «Così il duce è stato liberato a Campo Imperatore»

Città di Castello, festeggia 101 anni l'ultimo "carceriere" di Mussolini
di Walter Rondoni
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Giovedì 28 Dicembre 2023, 14:42 - Ultimo aggiornamento: 18:02

Ha oltrepassato di un anno il secolo di vita l’ultimo “carceriere” di Mussolini. Ultracentenario, testimone di un evento storico che ricorda ancora con incredibile lucidità e dovizia di particolari: la prigionia e la liberazione del Duce a Campo Imperatore. «Erano le 14,30 del 12 settembre 1943 stavo nella mia camera perché non ero di turno, quando sentii gridare che erano arrivati i tedeschi, mi affacciai e vidi un aliante che era atterrato, un ufficiale con la mitraglietta pesante puntava la mia finestra», racconta Ferdinando Tascini. «A quel punto sono stato fermo ed ho aspettato fino a quando ci ordinarono di scendere disarmati ed arrenderci». A quel momento l’albergo era già circondato: «Strinsero il cerchio e provarono a disarmare un ufficiale, ma vennero fermati dal tenente Faiola, il nostro compito finiva lì e con noi si comportarono abbastanza bene», prosegue. «Quando atterrarono gli alianti, Mussolini si affacciò, voleva sapere se fossero tedeschi o americani, la mia sensazione è che aspettasse più gli americani dei tedeschi».

Le SS al comando di Otto Skorzeny salirono in camera da Mussolini, «c’erano gli apparecchi che portarono gli alianti che rimasero finché l’impresa non era compiuta, poi spararono un razzo e se ne andarono, un secondo razzo servì per l’atterraggio della “cicogna” con cui Mussolini partì». L’Arma dei Carabinieri, cui si sente particolarmente legato fin da quei momenti drammatici, lo studio, il lavoro, tanto, e soprattutto la famiglia sono i frammenti di una vita che oggi Tascini rivendica non senza orgoglio. «Se sono arrivato fin qui lo devo al buon Dio, poi alla mia famiglia, la vera essenza della vita, al luogo dove sono vissuto, la campagna, al buon cibo ed a tanto tanto lavoro», conferma con il solito piglio ed invidiabile lucidità. E se per lui il 2023 è stato un anno intenso, non nasconde un sogno da realizzare, stringere la mano al Capo dello Stato Sergio Mattarella, magari parlarci qualche istante per raccontargli quello che la storia gli ha consegnato.

«Eh sì, sarebbe bello incontrare il nostro presidente della Repubblica, punto di orgoglio e di riferimento per tutti noi come il Tricolore e la Costituzione che dopo i momenti tragici della guerra sono stati per me e per la mia famiglia il faro della vita che ci guida, di cui andare orgogliosi».

Ferdinando Tascini è nato a Todi il 28 dicembre 1922, da una famiglia contadina, terzo di cinque fratelli. Si iscrive all’Istituto agrario Ciuffelli, ma è costretto ad interrompere gli studi dalla cartolina di precetto. Viene mandato in Montenegro per quasi un anno. Si arruola nei carabinieri ed è richiamato in Italia per una missione speciale. Scoprirà solo in loco di dover fare la guardia a Mussolini a Campo Imperatore. Finito il conflitto mondiale, diventa perito agrario, esercita nel Perugino fino al trasferimento in Altotevere insieme alla moglie Adiana, “la maestra di Riosecco”, che gli ha dato quattro figli Massimo, Maria Teresa, Maria Francesca e Luca.

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