Verstappen, la freddezza del predestinato: «Mi manda papà»

Max Verstappen
di Alba Valeri
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Lunedì 16 Maggio 2016, 10:36
Papà Jos pilota di F1, mamma Sophie campionessa di cart, nonno Paul e il prozio Antony drivers professionisti. Un predestinato Max Emilian Verstappen che ieri a 18 anni e 227 giorni è diventato il più giovane vincitore della storia in Formula 1. Quasi sicuramente se le due Mercedes non si fossero autoeliminate, questo fuoriclasse del volante non si sarebbe imposto nel GP di Spagna. Ma forse si sarebbe dovuto aspettare soltanto la prossima gara, a Montecarlo, per vederlo salire sul gradino più alto del podio.
DAI TULIPANI AGLI AUTODROMI
Il ragazzo è nato il 30 settembre 1997 ad Hasselt in Belgio ha doppio passaporto vivendo in Olanda con la famiglia e corre con la licenza del Paese dei tulipani, dove è già un idolo per tutti. Aggressività, freddezza, capacità di adattamento, velocità. Ha tutte le qualità del campione, anche se gli manca ancora, per forza di cose, l'esperienza. Eppure soltanto dieci giorni fa era un pilota Toro Rosso, squadra con la quale già lo scorso anno, diciassettenne e ancora senza patente per guidare su strada aveva centrato due quarti posti. Anche ieri, pur travolto dai festeggiamenti, Max ha mostrato la sua assoluta attitudine a non lasciarsi coinvolgere dalle emozioni forti. «E' pazzesco - ha detto intervistato sul podio dal tenore Placido Domingo -. Non posso crederci. E' stata una grande gara. Ringrazio il team che mi ha dato una monoposto eccezionale. E anche mio padre che sin da piccolo mi ha aiutato per arrivare a questi risultati».
A PROVA DI PRESSIONE
Ma come è stato possibile gestire una gara così dura e difficile? «Primo di tutto devo dire che è stata una grande sorpresa. Sapevo che avrei avuto la possibilità di salire anche sul podio, ma al via nulla era sicuro. Non mi aspettavo di trovarmi subito al secondo posto alle spalle del mio compagno di squadra. E per non farmi staccare sono stato costretto a consumare rapidamente le gomme morbide. Così stavo perdendo terreno e abbiamo deciso di cambiare gli pneumatici, montando le medie. Poi la situazione è ancora migliorata e mi sono trovato al comando. Ventinove giri con la Ferrari di Raikkonen che mi seguiva come un ombra. A quel punto ho cercato soltanto di non fare errori e usare al meglio tutto quello che avevo a disposizione. E' stata un po' come una corsa di durata, non finiva mai. Sapevo comunque che qui è difficile superare ed ho preso fiducia. Ho pensato che per male che andasse sarei salito sul podio. Ed è stato il gradino più alto». E adesso? Altre vittorie in vista? «Onestamente non è facile prevedere il futuro. Abbiamo un'ottima macchina, questo è vero. Io sto ancora imparando a conoscerla. Però ci sono ottime prospettive. La Red Bull è una vettura che in teoria può essere molto forte nei circuiti stradali. E fra due settimane si corre a Montecarlo. Fra l'altro è previsto che dovremmo avere presto a disposizione un motore un po' più potente. Se mettiamo tutto insieme... Però, come ho detto - non voglio pensare al futuro. Vedremo.» Una curiosità. Nel gennaio del 2014 la Ferrari Academy organizzò una Winter Series di gare di Tatuus Abarth in Florida. Ne furono disputate 7, l'olandese ne vinse tre. Ma era già sotto contratto con la Red Bull.