Lo spettacolo – inserito nella programmazione di Grandi Pianure, progetto sulla coreografia contemporanea affidata a Michele Di Stefano, e presentato in collaborazione con Short Theatre – è un’ardita ricognizione sul bisogno di sentirsi amati e sul dolore attraverso la messa a nudo di nove interpreti impegnati nella rappresentazione dell’emozione, un ostinato meccanismo espressivo basato sulla risata ad oltranza, in omaggio alla figura “dell’Augusto” di matrice circense.
La pratica fisica e vocale attraverso la quale viene concesso agli interpreti di esprimersi è esclusivamente quella della risata ad oltranza. In questa maniera, i performer ridono per rappresentare gioia, euforia, commozione, così come sofferenza, rabbia e paura. Infatti, il titolo dello spettacolo è un omaggio alla figura dell’Augusto: il clown, il fool, l’idiota che combina sempre guai e che si orina addosso, sempre ubriaco, col naso rosso e che ride di tutto. Ma “augusto” significa anche imperiale, regale, autorevole, ed è il nome del primo imperatore romano. Eccoli allora, gli interpreti di Augusto, mentre ridono di continuo, senza concedere a loro stessi e al pubblico la possibilità di capirne la ragione. Eccoli, mentre camminano, corrono, si raggiungono e si abbracciano ridendo. Eccoli ancora, mentre giocano e ridono come adolescenti. Mentre sono costretti da una forza misteriosa ad organizzare il loro riso ritmicamente e sonoramente.
Si ride anche della violenza, in Augusto. Come al circo: quando il clown inciampa, va a sbattere, combina disastri e per punizione riceve uno schiaffo finto dal suo collega. Si ride come ridono i bambini in Augusto, fino a quando non ci si accorge che ci si è fatti male sul serio.
La danza ipnotica e dolente di Alessandro Sciarroni ritornerà protagonista a fine stagione al Teatro India a chiudere il progetto Grandi Pianure con il suo nuovo lavoro Turning (23 e 24 maggio), una pratica performativa a partire dall’osservazione dei fenomeni migratori di alcuni animali, che al termine della loro vita tornano a riprodursi e a morire nel luogo in cui sono nati.
Il coreografo costruisce su questo concetto l’azione di un corpo che “ruota” attorno al proprio asse, in una danza incentrata sull’esplorazione e la sperimentazione del lavoro in punta interpretato da cinque ballerini classici.
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