«È una guerra tra popoli fratelli, dove la gente non è preparata alla violenza, dove la morte diventa crudele perché entra nel quotidiano, nelle famiglie, tra i bambini. Non voglio proporre questo racconto come una vicenda di militari, ma di civili». Così Damiano Michieletto, veneziano, 47 anni, regista lirico, ma anche di prosa e cinematografico, tra i più acclamati sui palcoscenici internazionali, descrive la sua nuova messa in scena di “Aida” con la quale debutta alla Bayerische Staatsoper di Monaco lunedì 15 maggio 2023 (otto recite fino al 7 giugno), subito il successo della prima mondiale di “Animal Farm” di Alexander Raskatov all'Opera di Amsterdam.
CIRCO MASSIMO
L’opera di Verdi è diretta da Daniele Rustioni alla guida della Bayerisches Staatsorchester.
IL CAST
Sul palco, un cast d’eccezione: Elena Stikhina nel ruolo del titolo, Anita Rachvelishvili nella parte di Amneris, Brian Jagde nei panni di Radamès, Alexander Köpeczi e George Petean in quelli di Ramfis e Amonasro. E poi Alexandros Stavrakakis (Il Re d’Egitto), Andrés Agudelo (Un messaggero) ed Elmira Karakhanova (Sacerdotessa). Gregory Kunde interpreta Radamès nelle recite del 4 e 7 giugno ed Ekaterina Semenchuk canta come Amneris nella recita del 7 giugno.
ANIMAL FARM
Un grande classico dopo una novità assoluta, “Animal Farm” che tornerà in scena il 28 febbraio 2024 a Vienna. «Ho sempre creduto che Orwell fosse la cosa giusta da fare, mai come adesso attuale: parla di democrazia, dittatura, propaganda, uguaglianza, potere, ma lo fa come una favola», disse al debutto Michieletto che è atteso a ottobre, al Costanzi, per la prima italiana del suo “Giulio Cesare”. «Il punto di partenza», spiegò il regista in occasione della sua rilettura di Orwell, «è che non siamo in una fattoria, ma in un luogo in cui gli animali sono in una situazione di vita e di morte, e si liberano dalle gabbie. Sono carne da macello e diventano la metafora dei soldati mandati al fronte, degli uomini sfruttati. Poi gli animali, nella storia, diventano umani. Come dire: volevano fare la rivoluzione contro il padrone e diventano identici a chi gestiva il mattatoio».
IL GIULIO CESARE AL COSTANZI
Una girandola di impegni per il regista, cominciata a ottobre a Firenze con la ripresa di Alcina di Handel ideata e presentata a Salisburgo con Cecilia Bartoli nel ruolo del titolo (un trionfo); Béatrice et Bénédict, prima italiana dell’opera di Berlioz con cui si è aperta la stagione del Carlo Felice di Genova. A gennaio alla Scala, finalmente con il pubblico in sala è andata in scena “Salomè” di Strauss («un Amleto allo specchio») che nel 2021 durante il lockdown venne proposta in tv. E dopo Orwell e “Aida”, ancora un altro mondo, quello di “Les contes d’Hoffmann” alla Sydney Opera House dall’11 al 22 luglio. Sognando il “Lohengrin” (primo e atteso incontro con Wagner per il regista), che darà l’avvio alla stagione 2025 dell’Opera di Roma.