Baz ritorna in Teatro con uno spettacolo da lui pensato e scritto: «Ti Spacco il musical»

Musiche originali di Erik Bosio e Matteo Monforte, coreografie Fabrizio Prolli, prodotto da Fabrizio Fiore. L’intervista a Marco Bazzoni detto Baz

Baz ritorna in Teatro con uno spettacolo da lui pensato e scritto: «Ti Spacco il musical»
di Carmela De Rose
6 Minuti di Lettura
Venerdì 26 Aprile 2024, 17:06 - Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 09:55

Dopo il grande successo di “7 spose per 7 fratelli" BAZ, coadiuvato da quattro performer, torna a teatro con uno spettacolo comico a metà tra la stand up comedy e musical. 

Ti spacco il musical è uno show del tutto nuovo e originale, unico nel suo genere, che, alternando monologhi e canzoni, prende spunto dai più famosi musical della storia, da West Side Story a Grease, da Cats a Il Re Leone. Lo spettacolo è un’esplosione di energia, ironia e satira, che mette alla berlina i cliché e gli stereotipi del genere musicale, ironizzando su ignoranza, razzismo e sulla società dominata ormai dai social. Abbiamo fatto due chiacchere con Marco Mazzoni (BAZ).

Intervistando Marco Mazzoni (BAZ)

Iniziamo dal principio, tu nasci come comico e arrivi al successo grazie alla partecipazione a Colorado. Come ti sei avvicinato al mondo della comicità, cosa ti ha spinto di intraprendere questo percorso?

“Io quando avevo 19 anni ho cominciato a lavorare prima nei villaggi turistici, poi mi sono trasferito a Milano. Ho cominciato alla Corte di Miracoli di Milano e al Caffè Teatro, nei storici locali di cabaret. Ho frequentato diverse scuole di improvvisazione e scuola di recitazione. Posso dire che è una passione nata sul campo. Tutto è iniziato con le esibizioni nei locali milanesi.”

Poi arrivi appunto a Colorado. Come hai pensato il personaggio del jukebox?

“È nato da due cose, la prima cosa è stato un esercizio di improvvisazione quindi diciamo la natura del personaggio è nato durante proprio l'improvvisazione, mentre invece l'idea dei cd e degli artisti e dei film è nata guardando Maurizio Costanzo Show perché Maurizio Costanzo, sai, metteva tutto in fila diceva: canta una canzone, raccontaci una poesia, facci ridere. Io ho pensato magari nel futuro andranno a comando anche i robot e gli artisti saranno dei robot. E allora è venuto fuori il personaggio di Baz.”

Come è stato esibirti al Maurizio Costanzo?

“È stato una forte emozione esibirmi sul palco in cui si sono succeduti tanti comici negli anni e avere diciamo Maurizio Costanzo come spalla. Lui mi diceva: “io ti guardo, quando ti guardo puoi parlare e fare quello che vuoi”, mi lasciava libero di dire le cose mentre magari c'era qualche altro ospite che diceva delle cose serie, appena io avevo qualcosa da dire insomma di divertente ci lanciavamo uno sguardo e io potevo esibirmi. E poi chiedeva sempre qualcosa in più rispetto a quello che ti eri preparato magari, mi diceva preparati questo e quest'altro e poi a sorpresa ti faceva fare una cosa in più che non avevi preparato e dovevi essere pronto insomma.”

Come è stato anche studiare in America con Seth Riggs?

“Quelle cose succedono soltanto in America. Praticamente conosco una persona che ne conosce un'altra. Poi me la presenta e riesco a conoscere l'assistente di Seth Riggs. Lui si incuriosisce dal fatto di questo italiano che era andato in America poi ho iniziato anche a prendere lezioni di canto. Dopo 10 minuti mi ha chiesto: 'allora dove fai concerti? Bravo, complimenti.' Quando ha scoperto che facevo il comico e non il cantante, lì diciamo che è nata questa simpatia. No, tu devi cantare, mi diceva: ‘Your voice is money’ mi disse.” 

È in effetti aveva ragione. Poi ti sei approcciato al musical perché ti abbiamo visto nel musical Alice nel paese delle meraviglie e poi con Diana del Bufalo in Sette Spose per sette fratelli. Come è nata questa passione per il per il musical? 

"Per tutte e due le volte mi hanno contattato perché comunque sapevano che io cantavo e che durante i miei spettacoli comici utilizzavo anche la musica.

Sia nel caso di Alice nel paese delle meraviglie che per 7 spose per 7 fratelli mi hanno chiamato per fare il provino e per fortuna l'ho superato. Nel caso degli 7 spose per 7 fratelli non riuscivano a trovare il personaggio di Adamo e mi hanno chiamato proprio per fare quel provino per quel specifico personaggio."

E come è stato? Diciamo, Ballare, cantare, recitare contemporaneamente?

“È stata un'esperienza bellissima, intanto per il tipo di musical per l'importanza di questo spettacolo per tutte le repliche che abbiamo fatto, il rapporto che si è creato poi con Diana che già conoscevo, con il nostro regista Luciano Cannito e la produzione “Fabrizio di Fiore Entertainment” insomma è stato molto bello. Mi è dispiaciuto molto che sia finito speriamo di ricominciare più avanti. Però per adesso la tournée di Sette spose è finita, quindi grandi pianti, mettiamola così a Trento abbiamo fatto l’ultima replica.”

Ti spacco il musical raccontaci questo spettacolo che hai ideato. 

"Avendo fatto musical, tempo fa durante lo spettacolo Sette spose, ho sempre visto che secondo me, nei musical c'era un potenziale comico spesso inespresso, perché io in ogni scena, ogni cosa che preparavamo, ho sempre trovato degli spunti comici, era uno spettacolo che avevo in mente da tantissimo tempo. E ci ho messo tanto tempo anche per prepararlo perché in realtà prende spunto dai musical, ma le musiche sono tutte originali, sono tutte musiche scritte da zero con il maestro Erik Bosio e Matteo Monforte."

Come hai pensato di unire i musical storici alle musiche originali?

"Una volta che avevamo deciso come affrontare l'argomento, cercavamo un'ambientazione, uno stile musicale, di un musical che facesse molto contrasto con quello che magari stavamo dicendo. Quindi un ascolto, che ne so, c'è tutto un pezzo che può ricordare il mondo del Re Leone, La Sirenetta, un altro momento in cui la musica può ricordare Grease, la musica rock oppure i grandi drammi, magari abbinati a cose che appunto non c'entrano niente ed è questo il motore comico, perché il contrasto e lo spiazzamento funziona molto nella comicità."

Perché il nome ti spacco il musical? 

"Perché scardina un pò la struttura dei musical, cioè se se una canzone magari deve essere una canzone molto drammatica a quel punto io la rovescio, e faccio sì che in realtà la gente rida con la canzone drammatica e viceversa."

Come nasce il nome Baz?

"A mio padre quando era giovane a volte lo chiamavano Baz. Allora l'ho utilizzato, anche perché i primi anni in cui andavo in televisione non presentavano i comici, non dicevano i nomi dei comici. Allora io ho pensato bene di scrivere bello in grande sulla maglietta, che è stata una cosa un po di marketing. Poi il nome del personaggio è diventato talmente popolare che è diventato poi il mio nome d'arte, perché tanto tutti mi conoscono come Baz."

Mi piace chiudere ogni intervista, diciamo con una domanda un pò filosofica. Cos'è per te il successo? 

"Il successo è avere secondo me l'opportunità di poter fare quello che vorresti fare, cioè avere successo o essere famoso è fine a se stesso. Avere il teatro pieno e poter salire sul palcoscenico. Questo è l'obiettivo".

© RIPRODUZIONE RISERVATA