Uccisa in metro a Roma, lo strazio della famiglia di Vanessa: «Doina libera? È il nostro ergastolo»

Uccisa in metro a Roma, lo strazio della famiglia di Vanessa: «Doina libera? È il nostro ergastolo»
di Raffaella Troili
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Giovedì 27 Giugno 2019, 10:21 - Ultimo aggiornamento: 10:22

Nonna Quirina, 79 anni, già lo sapeva e un po' si meraviglia. «Doina Matei? È almeno da un anno che è uscita, lo sapevamo, per noi è roba vecchia, si rinnova solo la piaga quando ce lo ricordate». Quirina Di Paolo, la nonna di Vanessa Russo, accetta di commentare la notizia del fine pena per la donna che il 26 aprile del 2007 colpì a un occhio con la punta di un ombrello sua nipote nella calca di una banchina della metropolitana. La donna, rintracciata venne condannata a 16 anni di carcere per omicidio. Ora Doina è libera in anticipo di quattro anni per buona condotta. «Non c'erano altre notizie brutte da darci, l'ergastolo ce l'abbiamo noi mica lei».

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Nella casa di via Giorgio Morandi dove spesso si affacciava la giovane Vanessa, Quirina mormora: «Non credo più nella magistratura, nella politica, nessuno ci ha aiutato». Ma Doina Matei non l'ha mai persa di vista, sa quando è uscita, quando ha commesso l'errore di pubblicare una foto ed è tornata in carcere, «ha scritto un libro, ha detto che quando usciva sarebbe andata sulla tomba di mia nipote, ma che ce va a fa? Tornerà a fare il suo mestiere».
Lei, come la figlia, hanno sopravvissuto tra alti e bassi. «Dei giorni ci penso di più, altri di meno, a volte ho tanta rabbia altre no. E si va avanti così...». Ma è dura: «Vanessa non ha avuto giustizia, quella a 32 anni è uscita, ha i figli, può tornare a quello che faceva. Maledetto il giudice che l'ha fatta uscire».

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LO SFOGO
Nonna Quirina in questi anni ha perso il marito Dino Pozzato, ha visto la figlia trasformarsi, ammalarsi, la famiglia in lutto. «Il rammarico è che ha pagato davvero poco. Se gli avevano dato sedici anni se li doveva fare tutti. Ma con la storia dei figli e della buona condotta è andata così. Non mi va di dire cose cattive, lasciamo perdere. Dico solo che da Torino l'avevano cacciata, aveva il foglio di via, se l'avessero rimpatriata non sarebbe venuta a Roma e non avrebbe incontrato mia nipote. E Vanessa sarebbe ancora viva Invece è venuta qui, e adesso penso che stiamo messi peggio di prima».
Quirina è stanca e acciaccata. La foto della nipote è ancora lì in bella mostra sul comò. «Una nipote quando si scorda?». Già la semi libertà nel 2016 non le andò giù, già allora maledisse chi l'aveva concessa, già allora maledisse tutti. «Avevamo chiesto giustizia, le è stata data solo clemenza, già dall'inizio». Per lei doveva restare in carcere tutta la vita, avevano distrutto la sua famiglia, sua figlia era un po' morta insieme alla nipote. «Sapevo che non avrebbe scontato nemmeno 16 anni, in Italia funziona così. C'era da morire di rabbia». Quirina guarda Vanessa ogni sera, un Eterno riposo e niente più, poi va a coricarsi in quella casa dove la nipote raccontava a lei a alla zia i suoi sogni e i suoi successi. Tutto finito. «E si va avanti per forza».
 

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