Il percorso operativo era stato deciso il 25 gennaio dal I Municipio e dal dipartimento delle Politiche sociali. E saranno loro - Municipio e Dipartimento - a convocare tramite il Nae gli occupanti in situazioni di fragilità, come stabilisce l'ordinanza del Campidoglio. Alle famiglie sarà fatta una proposta di sostegno sociale e inoltre gli occupanti verranno messi in contatto con Sidief (la società di gestione di Bankitalia) e Ater per stipulare i contratti.
Il numero degli occupanti negli ultimi mesi si è ridotto: dai 90 di novembre a 76. In totale, 32 nuclei familiari di cui 14 con minori, e 13 single. In particolare, la Regione, tramite l'Ater, ha messo a disposizione degli abusivi 5 appartamenti dei quali alcuni destinati in condivisione ai single e altrettanti la Banca d'Italia proprietaria del palazzo. L'appuntamento per la stipula del contratto d'affitto per questi ultimi è fissata per domani. A indicare quali famiglie avranno le chiavi saranno i servizi sociali, ma si tratterà soprattutto delle famiglie con bambini che vanno a scuola all'Esquilino e che, così, potranno rimanere in zona.
LA PRESA IN CARICO
Coloro che, invece, sono più in alto nella graduatoria per la casa popolare avranno con il piano Sassat2 sistemazioni temporanee, in attesa anche della ristrutturazione di una palazzina del Comune. Il Campidoglio è pronto a reperire anche alloggi sequestrati alla criminalità. Per una 80enne la sistemazione è già stata trovata: la casa popolare che le è stata appena assegnata e da cui lei ha avuto il coraggio di denunciare gli occupanti che l'avevano trasformata in una base di spaccio.
Il Comune, nella delibera da poco approvata, ha anche stabilito che «i Municipi dove le famiglie sgomberate andranno ad abitare - cita la delibera - dovranno elaborare un progetto di presa in carico dei nuclei, entro sei mesi dall'inserimento negli alloggi temporanei, insieme al dipartimento Politiche sociali». Inoltre, «la giunta capitolina ha deciso di istituire una cabina di regia con il Municipio I, i dipartimenti politiche sociali ed abitative, l'Ater, la Regione Lazio e la società proprietaria dell'immobile per seguire l'intervento in tutte le fasi». Quello di via Carlo Felice sarà, dunque, più che uno sgombero, una sorta di trasloco. Esperimento che la Prefettura intende replicare per altre esperienze simile, dove la proprietà ha interesse di tornare in possesso degli edifici e può dare disponibilità a contribuire a trovare sistemazioni alternative, come nel caso del palazzo ex Inps di Corso d'Italia. Intanto, i prossimi sgomberi seguiranno un criterio di priorità misto che prevede la contemporanea sussistenza delle caratteristiche di inagibilità degli edifici e di un ordine di rilascio (o più) emessi dalla magistratura. L'assemblea capitolina, infine, ha approvato a maggioranza una mozione che impegna la sindaca a sgomberare Casapound da via Napoleone III.
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