Inchiesta rifiuti, Marrazzo: «Ho messo la firma, dovevo tenere gli occhi aperti»

Inchiesta rifiuti, Marrazzo: «Ho messo la firma, dovevo tenere gli occhi aperti»
di Cristiana Mangani
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Martedì 14 Gennaio 2014, 08:28 - Ultimo aggiornamento: 08:29
Posso fare una domanda a Roma? Perch dopo le decisioni che ho preso quando ero commissario, nonostante le autorizzazioni a Cerroni, nessun impianto stato fatto? Perch la Capitale non ha ancora trovato una soluzione per i suoi rifiuti?. Piero Marrazzo parte lancia in resta. La querelle che lo vede coinvolto nel grande affare legato allo smaltimento gli ritaglia un ruolo che rifiuta categoricamente, perché - a suo dire - il principale scopo della sua presidenza alla Regione Lazio è stato quello di occuparsi del bene dei cittadini.



Dottor Marrazzo, è indagato per abuso d’ufficio e falso, sono tutte invenzioni?

«Voglio fare una premessa: i magistrati hanno ben distinto la mia posizione, riconoscendomi un ruolo fuori dal gruppo. Agli altri hanno contestato l’associazione per delinquere. A me no, vorrà dire qualcosa?».



A lei si contesta di aver apposto una firma con cui dava l’ok al termovalorizzatore di Cerroni quando non era più commissario ai rifiuti. Dunque, non ne avrebbe avuto il potere.

«Sono stato commissario per i rifiuti dal 2005 con poteri prorogati per legge al 30 giugno del 2008. Avevo l’obbligo di impostare un piano commissariale con tre linee di smaltimento, una a San Vittore, due a Colleferro. L’obiettivo era di arrivare a chiusura delle discariche attraverso l’aumento della raccolta differenziata. Il compito del commissario è di riconoscere le autorizzazioni, e questo ho fatto. Roma doveva avere gli impianti per poter chiudere Malagrotta. Ho firmato perché era un mio progetto. Forse avrei dovuto tenere ancora di più gli occhi aperti».



Si ritrova indagato. Quando è stato sentito dai pm come persona informata sui fatti cosa ha detto? Perché non li ha convinti?

«Ho raccontato come sono andate le cose e, in realtà, penso di averli convinti perché altrimenti non mi avrebbero ritagliato un ruolo marginale nella vicenda. Di fronte alle contestazioni che mi vengono fatte, mi sento garantito. Ho fatto il mio lavoro solo per tutelare i diritti dei cittadini. Sono certo che alla fine, come è avvenuto in un caso precedente, ne uscirò pulito. Volevo soltanto trovare una soluzione alla questione dei rifiuti. Tant’è che a Roma non ci sono mai stati i cassonetti incendiati, come è avvenuto in altre città d’Italia».



Fare il governatore del Lazio non sembra averle portato fortuna.

«Io sono una persona onesta, posso aver sbagliato, e infatti sono andato via, ho lasciato. Ora non merito che il mio nome venga sporcato. In quegli anni ho dato un’inversione di tendenza, ho stanziato soldi per la differenziata, mi sono occupato veramente del problema dello smaltimento. E se solo mi fossi accorto che qualcosa non andava, avrei tolto ogni delega agli assessori».



Il gip dice che lei era «consapevole».

«La mia serenità è turbata da questo, dal trovarmi dentro l’operazione di qualcun altro. E se si dovesse fare il processo avrò ancora di più l’amaro in bocca, perché vorrà dire che ero lontano anche dalla politica. Ho puntato sui termovalorizzatori e non sulle discariche. E Cerroni non li faceva funzionare. Il gassificatore di Albano era una buona soluzione, e per di più aveva dentro il 66 percento di investimenti pubblici. Se sotto di me qualcuno non ha operato scorrettamente, non vuol dire che io fossi d’accordo».



Quale è stata la prima cosa che ha fatto quando ha visto di nuovo il suo nome sui giornali?

«Ho dovuto ancora una volta telefonare alle mie figlie per spiegare che devono avere fiducia nella giustizia, che tutto si chiarirà. Ma anche che non devono incattivirsi nei confronti della stampa che ha messo la mia foto più grande di quella di Cerroni. Sono figlie di giornalisti, nipoti di giornalisti. Quello che domani (oggi, ndr) vorrei che le mie figlie sapessero leggendo questa intervista è che sono fuori dal gruppo di potere, fuori da quelle accuse gravi, e che quello che mi contesta la magistratura, in realtà, aveva solo lo scopo di tutelare la salute dei cittadini».

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