«Questi stanno buttando i soldi. E ci rovinano la vita». Schumun è il “capo” dei venditori di libri usati di piazza della Repubblica. Sono i chioschetti che ricordano vagamente i bouquiniste parigini, i venditori dei libri usati lungo la Senna, dove è possibile trovare a volte vere e proprie edizioni rare. Quelli di Roma sono un po’ meno romantici anche perché «qui dietro siamo terra di nessuno: bivacchi, sbandati, ubriachi, drogati», dice Giovanni, seduto vicino una catasta di libri usati. Girando fra i commercianti, entrando nei chioschi bar, parlando con gli operatori dei bus turistici o i negozianti della zona, emerge con chiarezza un elemento: nessuno di loro ha mai visto il contestatissimo progetto appoggiato dalla lobby filotram di sinistra di realizzare una nuova linea tranviaria, la Tva, che parta da Termini e arrivi al Vaticano (piazza Risorgimento) e all’Aurelio (piazza Giureconsulti) passando per via Nazionale, piazza Venezia e Corso Vittorio.
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Al massimo ne hanno «sentito parlare», dice Federico, da dietro il bancone del chiosco bar in faccia a via di Villa Peretti. Quando gli si srotola davanti il disegno, Federico strabuzza gli occhi e chiama i camerieri a guardare. «No, non sapevo dove passavano i binari del tram. Avevo solo sentito parlare vagamente di questa Tva. Ma così è da pazzi». Nel bar entra anche Zara, con una giacchetta rosa barbie e il cartellino dei bus turistici appeso al collo. «No, dai, davvero vogliono fare questa cosa? E noi dove fermiamo i bus? Ma sono mai venuti a capire che vuol dire la rivoluzione dei sensi di marcia qui?», dice dopo aver guardato e riguardato i disegni del progetto. «Qui nessuno è mai venuto a farci vedere cosa vogliono fare. Questo è un progetto semplicemente calato dall’alto che non tiene conto di chi qui ci lavora», dice Joseph, appena fuori dal bar. Il sentimento è l’incredulità: «I binari praticamente davanti al bar? Con un cantiere che durerà tutti questi mesi? Ma vogliono che chiudiamo?». Il problema per i negozianti è semplice: «Noi i conti li paghiamo alla fine del mese.
SOUVENIR
Nessuno di quelli che qui lavora ha capito una cosa: che via delle Terme di Diocleziano chiuderà per sempre. Diventerà una strada pedonale. Oggi è quella che, venendo da piazza Esedra, si imbocca per andare verso Termini e l’Esquilino, passando a fianco all’ufficio postale. Con la Tva si chiuderà. «Ma così noi chiudiamo», dice disperato Emanuel, che sta dietro il bancone del negozio di modellini e souvenir a fianco alle poste. «Ma noi qui siamo già nel pieno degrado, dalla prostituzione la notte agli sbandati di giorno. Se chiudono anche questa strada qui è la fine di tutto», aggiunge Emanuel. E Dario, del negozio di numismatica: «Serve un progetto per il rilancio, questa zona negli ultimi anni ha perso molti negozi». Non c’è solo la durata e le modalità del cantiere, con la sospensione per l’anno del Giubileo, ma anche la sistemazione della strada: «Via Einaudi diventerà un caos per il traffico e noi saremo completamente tagliati fuori dal tram che diventerà un Muro di Berlino per chi lavora qui: da una parte i binari, dall’altra il nulla», chiude Federico, il barista.