Tram a piazza Esedra «un disastro per gli affari». I proprietari dei negozi su via Einaudi contro la linea di via Nazionale

«Avremo i binari da una parte e il nulla dall’altra: ci taglieranno fuori da tutto»

Tram a piazza Esedra «un disastro per gli affari». I proprietari dei negozi su via Einaudi contro la linea di via Nazionale
di Fernando M. Magliaro
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Martedì 5 Settembre 2023, 00:14 - Ultimo aggiornamento: 6 Settembre, 09:45

«Questi stanno buttando i soldi. E ci rovinano la vita». Schumun è il “capo” dei venditori di libri usati di piazza della Repubblica. Sono i chioschetti che ricordano vagamente i bouquiniste parigini, i venditori dei libri usati lungo la Senna, dove è possibile trovare a volte vere e proprie edizioni rare. Quelli di Roma sono un po’ meno romantici anche perché «qui dietro siamo terra di nessuno: bivacchi, sbandati, ubriachi, drogati», dice Giovanni, seduto vicino una catasta di libri usati. Girando fra i commercianti, entrando nei chioschi bar, parlando con gli operatori dei bus turistici o i negozianti della zona, emerge con chiarezza un elemento: nessuno di loro ha mai visto il contestatissimo progetto appoggiato dalla lobby filotram di sinistra di realizzare una nuova linea tranviaria, la Tva, che parta da Termini e arrivi al Vaticano (piazza Risorgimento) e all’Aurelio (piazza Giureconsulti) passando per via Nazionale, piazza Venezia e Corso Vittorio.

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Al massimo ne hanno «sentito parlare», dice Federico, da dietro il bancone del chiosco bar in faccia a via di Villa Peretti. Quando gli si srotola davanti il disegno, Federico strabuzza gli occhi e chiama i camerieri a guardare. «No, non sapevo dove passavano i binari del tram. Avevo solo sentito parlare vagamente di questa Tva. Ma così è da pazzi». Nel bar entra anche Zara, con una giacchetta rosa barbie e il cartellino dei bus turistici appeso al collo. «No, dai, davvero vogliono fare questa cosa? E noi dove fermiamo i bus? Ma sono mai venuti a capire che vuol dire la rivoluzione dei sensi di marcia qui?», dice dopo aver guardato e riguardato i disegni del progetto. «Qui nessuno è mai venuto a farci vedere cosa vogliono fare. Questo è un progetto semplicemente calato dall’alto che non tiene conto di chi qui ci lavora», dice Joseph, appena fuori dal bar. Il sentimento è l’incredulità: «I binari praticamente davanti al bar? Con un cantiere che durerà tutti questi mesi? Ma vogliono che chiudiamo?». Il problema per i negozianti è semplice: «Noi i conti li paghiamo alla fine del mese.

Il Comune capisce cosa vuol dire un cantiere devastante aperto fino al 2028? Sì oggi promettono che il futuro sarà bellissimo. Ma col verbo al futuro noi non ci paghiamo mica stipendi e bollette. Se ci arriviamo al futuro, però perché fra questo degrado e il cantiere non ne usciamo vivi», dice ancora Schumun.

SOUVENIR

Nessuno di quelli che qui lavora ha capito una cosa: che via delle Terme di Diocleziano chiuderà per sempre. Diventerà una strada pedonale. Oggi è quella che, venendo da piazza Esedra, si imbocca per andare verso Termini e l’Esquilino, passando a fianco all’ufficio postale. Con la Tva si chiuderà. «Ma così noi chiudiamo», dice disperato Emanuel, che sta dietro il bancone del negozio di modellini e souvenir a fianco alle poste. «Ma noi qui siamo già nel pieno degrado, dalla prostituzione la notte agli sbandati di giorno. Se chiudono anche questa strada qui è la fine di tutto», aggiunge Emanuel. E Dario, del negozio di numismatica: «Serve un progetto per il rilancio, questa zona negli ultimi anni ha perso molti negozi». Non c’è solo la durata e le modalità del cantiere, con la sospensione per l’anno del Giubileo, ma anche la sistemazione della strada: «Via Einaudi diventerà un caos per il traffico e noi saremo completamente tagliati fuori dal tram che diventerà un Muro di Berlino per chi lavora qui: da una parte i binari, dall’altra il nulla», chiude Federico, il barista.

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