Alfano affonda lo ius soli: si alza la tensione col Pd

Alfano affonda lo ius soli: si alza la tensione col Pd
di Mario Ajello
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Mercoledì 27 Settembre 2017, 07:52 - Ultimo aggiornamento: 15:22
Legge morta ma anzi no. Si fa di tutto, almeno a parole, per resuscitarla, e però lo ius soli ha una sorte che difficilmente sorriderà a chi la propugna, a chi ci crede e a chi - nel Pd non sono pochi - ne conosce bene la pericolosità elettorale (fa perdere voti) ma si sforza di caldeggiarla sapendo che i numeri per approvarla in Senato non ci sono. Ed è appunto «il cerchiamo i numeri» il mantra recitato dai democrat. Lo ripete la ministra Valeria Fedeli: «I numeri li dobbiamo trovare». E così Matteo Richetti, portavoce del partito: «Continuiamo a cercare una maggioranza per questa legge giusta e necessaria». Ma spunteranno fuori questi numeri, ammesso che li si vogliano far spuntare? Gli scetticismi sono naturali. E anche i sospetti. Come quello di Loredana De Petris, di Sinistra Italiana, capogruppo del Misto: «Da due mesi quelli del Pd dicono che sono alla ricerca dei numeri a Palazzo Madama. Se vogliono i numeri per approvare lo ius soli, ebbene queste cifre ci sono: noi siamo disposti a votare la fiducia, poi ci sono i consensi dei bersaniani Mdp e tanti altri voti sparsi, anche dentro Ap». Dentro Alternativa Popolare, nella casa di Alfano e di Lupi appena diventato coordinatore del partito e più orientato a fare gruppo con il centrodestra che con il centrosinistra? Il problema è che per la legge moribonda i centristi anche ieri hanno ricominciato a scavare la fossa. Sicuri che non potrebbero mai presentarsi al proprio elettorato, già piuttosto striminzito, come coloro che hanno firmato una legge di sinistra, voluta anche da chi è più a sinistra del Pd, caldeggiata dai radicali e da tutte le anime politiche e sociali del progressismo in favore del diritto di cittadinanza largo.

LA BARRICATA
Insomma, Alfano sembra inflessibile: «Una cosa giusta fatta al momento sbagliato può diventare una cosa sbagliata». E Richetti controbatte: «Non ritengo corretta la valutazione di chi dice che non è tempo di fare questa legge». Ma i centristi lo dicono, lo ripetono e lo ribadiscono. «Può anche diventare un regalo alla Lega una norma così», oltretutto sempre meno gradita agli italiani, secondo i sondaggi. E Lupi: «Se Gentiloni fa l'errore di chiedere il voto di fiducia su questo tema, il nostro voto sarà no». I centristi spingono all'affossamento, i dem sanno che è estremamente difficile sostenere una norma considerata poco pop e i bersaniani di Mdp pur di mettere in difficoltà il Pd lo fanno anche su questo tirando i dem dalla parte opposta a quella in cui li vorrebbero gli alfanei: «Gentiloni non insegua la destra rinunciando allo ius soli». Di cui comunque - e questo è un particolare importante - nel comizio finale alla Festa dell'Unità a Imola il segretario Renzi non ha fatto cenno. Forse perché ne teme l'impopolarità e capisce che una cosa è l'etica della convinzione (farla) e un'altra cosa è l'etica della convenienza (evitare scelte così divisive in campagna elettorale).

LA CHIESA
Il governo - si veda Franceschini - insiste per l'approvazione entro la fine della legislatura ma il testo è sempre fermo al Senato. E proprio al Senato uno di quelli che si è battuto più di tutti, per portarlo in aula e fargli fare il suo corso, è stato il capogruppo democrat Luigi Zanda che osserva: «Noi ce la stiamo mettendo tutta per farlo passare, una volta che viene votata la legge di bilancio. Le difficoltà sono evidenti. Ma io spero che Alfano alla fine possa votare la legge, così da essere coerente con quanto hanno fatto alla Camera. E poi perché lui stesso ha detto che è una buona legge. Votandola, Ap dimostrebbe anche di dare peso alle posizioni della Chiesa che sono a favore».
Ma Alfano ancora ripete: niet.