Franco Di Mare, la missione a Sarajevo nel 1992 tra i proiettili all'uranio impoverito. «Così ho preso il mesotelioma»

Non poteva può sapere che trent’anni dopo gli sarebbe stata diagnosticato un tumore che colpisce ai polmoni causato probabilmente da ciò che ha respirato in quel servizio (e in tanti altri sugli scenari di guerra)

Franco Di Mare e la missione a Sarajevo nel 1992 tra i proiettili all'uranio impoverito. «Così ho preso il mesotelioma»
di Mauro Evangelisti
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Lunedì 29 Aprile 2024, 23:52 - Ultimo aggiornamento: 30 Aprile, 07:33

Quando nel luglio del 1992, Franco Di Mare, giovane inviato di guerra della Rai, va a Sarajevo, realizza un sogno professionale. Non può sapere che trent’anni dopo gli sarà chiesto il conto, gli sarà diagnosticata una spietata malattia, un mesotelioma, un tumore che colpisce ai polmoni causato probabilmente da ciò che ha respirato in quel servizio (e in tanti altri sugli scenari di guerra). Non può sapere che trent’anni dopo si sentirà tradito proprio dalla Rai. Ha raccontato domenica scorsa, ospite di Fabio Fazio su La 9, dove è apparso con un respiratore automatico: «Questo tumore molto cattivo si prende perché si respirano particelle di amianto senza saperlo e una volta liberata nell’aria la fibra ha un tempo di conservazione lunghissimo». Di Mare ricorda che a Sarajevo, così come negli altri conflitti che ha seguito per la Rai, i proiettili all’uranio impoverito causavano esplosioni che liberavano nell’aria particelle d’amianto.

Franco Di Mare e il tumore, cosa è successo con la Rai: Sergio e Rossi lo hanno appreso solo ieri. Il caso della pratica ferma all'Inail

L’INGRATITUDINE

L’ex direttore di Rai3 si è sentito abbandonato dall’azienda per la quale ha lavorato dal 1991 al 2021. Nessuno gli risponde più al telefono: «Capisco che ci siano ragioni sindacali e legali, io chiedevo lo stato di servizio, l’elenco dei posti dove sono stato.

Non riesco a capire l’assenza sul piano umano: persone a cui davo del tu si sono negate al telefono. Trovo un solo aggettivo: è ripugnante». La storia di Franco Di Mare è quella di una persona di 68 anni che dice: «Ho avuto una vita bellissima»; ma è anche una pratica negli uffici dell’Inail (Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro), che deve certificare il nesso causale tra le missioni da inviato e il mesotelioma diagnosticato nel 2021. Ieri prima risposta ufficiale della Rai. Si legge in una nota: «L'Ad della Rai Roberto Sergio e il dg Giampaolo Rossi sono venuti a conoscenza solo domenica sera della drammatica vicenda di Franco Di Mare, al quale esprimono tutta la propria vicinanza umana e assicurano la loro disponibilità a fare tutto il possibile per consentire al giornalista di ricostruire quanto da lui richiesto».

Il riferimento di Di Mare è a chi ha preceduto Sergio e Rossi. Fabrizio Salini dal 27 luglio 2018 al 16 luglio 2021 è stato amministratore delegato e direttore generale della Rai; Carlo Fuortes è stato amministratore delegato della Rai tra il 16 luglio 2021 e l’8 maggio 2023. A Di Mare viene diagnosticata la malattia nel 2021, quell’anno va in pensione. Chiede lo stato di servizio, che certifichi l’elenco delle missioni da inviato, con le quali avanzare la richiesta dei danni. Nel passaggio di consegne tra Salini e Fuortes si ferma anche l’ipotesi di transazione perché la pratica deve passare al vaglio dell’Inail che deve esprimersi sul nesso causale. La tesi che circola negli uffici della Rai dice: non si può dare una risposta alla richiesta di transazione senza il pronunciamento dell’Inail, altrimenti qualsiasi accordo farà ricadere sui dirigenti Rai l’ipotesi di danno erariale. Ieri ci sono stati diversi attestati di solidarietà a Di Mare. Ad esempio da parte del sindaco della città in cui è nato, Napoli. Gaetano Manfredi ha scritto su X: «Quanto accaduto all'amico e straordinario giornalista Franco Di Mare, le sue parole, la sua grande dignità, toccano il cuore. Da Napoli tutto il calore e la vicinanza che merita». E poi Sandro Ruotolo, altro volto noto del giornalismo Rai, oggi responsabile Informazione e cultura nella segreteria Pd: «Caro Franco Di Mare, tu che sei stato nei teatri di guerra per la Rai, di amianto ne hai respirato tanto. La tua denuncia su come la Rai ti abbia lasciato solo è senza appello».

 

PRECEDENTI

«Al momento sono oltre 8.500 i militari malati e quasi mille i morti per malattie legate all'esposizione all'uranio impoverito» racconta Domenico Leggiero, presidente dell'Osservatorio Militare che segue i soldati che si sono ammalati in missione nei Balcani. L’avvocato Angelo Fiore Tartaglia ha assistito dal punto di vista legale oltre 400 militari a cui è stato diagnosticato un tumore. «Storie dolorose - racconta - anche perché almeno 150 di quei 400 sono morti. Proprio in questi giorni abbiamo avuto una nuova sentenza del tribunale del lavoro per un elicotterista che è stato a contatto sia con l’amianto sia con l’uranio. È stato riconosciuto come vittima del dovere perché è stato dimostrato il nesso di causalità con la malattia che purtroppo lo ha condotto alla morte. I primi casi che ho seguito risalgono al 2009-2010, per i conflitti nei Balcani, ma anche in Iraq, in Somalia, e non solo. Di fatto ci sono due percorsi per il risarcimento dei danni. Uno è civilistico. L’altro è invece relativo al riconoscimento dei benefici di vittima del dovere».

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