Anastacia, dal cancro al lockdown: «Sul palco la mia ennesima resurrezione. Carrà? Con me fu gentilissima»

Parla l’artista americana in concerto oggi a Milano e domani al Brancaccio di Roma: «Saranno show intimi, una celebrazione della mia storia senza fuochi d’artificio»

Anastacia, dal cancro al lockdown: «Sul palco la mia ennesima resurrezione. Carrà? Con me fu gentilissima»
di Mattia Marzi
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Mercoledì 21 Settembre 2022, 07:49

L'affetto del pubblico nei suoi confronti non è mai svanito, nonostante i tempi d'oro anzi, di platino di hit come I'm Outta Love, Paid My Dues e Sick and Tired siano ormai lontani. Quando lo scorso mese è entrata in un bar di Londra per prendere un caffè, Anastacia capelli raccolti, occhiali da sole e non un filo di trucco sul volto non si sarebbe mai aspettata di essere riconosciuta. Come sono andate le cose lo ha raccontato lei stessa su Instagram, condividendo una clip: alcune ragazze l'hanno circondata chiedendole selfie e video saluti.

Un piccolo bagno di folla che si è concluso con una performance corale sulle note di Left Outside Alone, tra le hit di un repertorio che vale 30 milioni di copie vendute a livello mondiale.

Il tour europeo partito la scorsa settimana da Lisbona sta regalando alla cantautrice statunitense, 54 anni compiuti lo scorso sabato, un successo rivitalizzante: «È la mia ennesima resurrezione», sorride lei, una guerriera non solo sui palchi, ma anche nella vita (ha combattuto due volte contro il cancro al seno, nel 2003 e nel 2013, vincendo). Stasera arriva in concerto agli Arcimboldi a Milano, domani sarà invece al Brancaccio di Roma (il 24 sarà poi a Catania, il 26 a Firenze, il 27 a Bassano del Grappa).

Resurrection era il titolo del disco del 2014: stavolta da cosa risorge?
«Lì la resurrezione era dalla malattia. Ero fragile, avevo bisogno di ritrovarmi. La resurrezione di cui parlo ora è quella dal lockdown, che per due anni e mezzo mi ha tenuta fuori dai palchi. Avrei dovuto festeggiare nel 2020 il ventennale di carriera, invece tutti i piani sono andati in fumo».
Una combattente come lei non si sarà data per vinta. Come ha reagito?
«Ho ribattezzato ironicamente questa serie di concerti I'm Outta Lockdown Tour. Questi show li ho immaginati come una celebrazione della mia storia, ma senza fuochi d'artificio».
E quindi, che fa?
«Sono concerti intimi: parlo della storia delle canzoni, dell'importanza che hanno avuto non solo per la mia carriera, ma anche per la mia vita. Racconto sia l'artista che la donna».


Non è stata una vita facile, la sua. Cosa vede, quando si guarda allo specchio?
«Una sfera di fuoco. Quando nel 2003 superai la mia prima battaglia contro il cancro capii che dovevo fare la musica che amavo, senza ascoltare i pareri degli altri, puntando su quel mix di rock, soul e funk: quell'energia la sento ancora oggi».
Il suo legame con l'Italia ha radici profonde. Nel 2001, prima di duettare con Pavarotti, arrivò come ospite internazionale al Festival di Sanremo con I'm Outta Love: con Raffaella Carrà, che conduceva quell'edizione, fu subito feeling?
«Eccome. Fu di una gentilezza disarmante. Mi disse: Prenditi il palco. Qualche tempo dopo mi invitò a Carramba e mi fece esibire con venti modelli a petto nudo che ballavano dietro di me (ride)».
Nel 2009 strinse la mano alla Regina Elisabetta in occasione della sua esibizione al Royal Variety Performance. Che ricordo ha?
«Fu un onore. Da americana mi sentii in soggezione di fronte a un personaggio che guidava il proprio paese con tanta grazia. Ha fatto capire alle donne che tutto è possibile».

 

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