VOLUME
Non è un caso dunque che ieri, nel contesto delle celebrazioni per i 40 anni dalla scomparsa dell’intellettuale il 2 novembre del 1975, le edizioni Contrasto abbiano presentato il libro Pier Paolo Pasolini "Comizi d’amore" a cura di Graziella Chiarcossi e Maria D'Agostini (con fotografie di Mario Dondero e Angelo Novi) accostando la fresca uscita del volume al precedente "La lunga strada di sabbia"(Contrasto, 2014) e ponendoli al centro della mostra (in collaborazione con la Cineteca di Bologna) a cura di Alessandra Mauro dal titolo "La vera Italia? Due inchieste di Pier Paolo Pasolini", esposta a Forma Meravigli (Milano) fino al 15 novembre.
L’excursus pasoliniano in "Comizi d’amore" verte attorno al tema della sessualità, della perversione, del matrimonio e del divorzio, della omosessualità e della prostituzione attraverso domande spiazzanti, secche, imbarazzanti per gli intervistati, mai imbarazzate da parte di chi, Pasolini, si accorge che «esaminando l’Italia dal basso e dal profondo ne è venuta fuori un’immagine irrimediabile, fatale e, certo, parziale; il mistero più misterioso, la realtà più reale di quanto si fosse potuto calcolare...». Lo scrittore via via si rende conto di avere tra le mani un materiale raro, antropologicamente unico, un’inchiesta giornalistica preziosa in linea con la sua ansia di archeologo dell’anima, dei riti, dei “segni” di un popolo. Del resto, come scrive Vincenzo Cerami nella sua nota “Il linguaggio della realtà” riportata nel libro: «Fu proprio guardando il modo di vestirsi, di pettinarsi e di parlare dei giovani che Pasolini introdusse il concetto, oggi tanto consumato, di omologazione. Fu dopo aver studiato il deperimento dei dialetti e la perdita della memoria storica che parlò di rivoluzione antropologica...».
AMICI
E se nell’inchiesta dà parola anche ad amici scrittori come Moravia, Ungaretti, Cederna, l’imperativo categorico di Pasolini rimane la voce della gente comune. Per le strade di Napoli chiede ad alcuni bambini: «Senti eh, guagliò, come nascono i bambini, lo sai?» un ragazzino risponde: «A me m’ha portato la cicogna» e un altro «Sono[/FORZA-RIENTR] nato sotto ’è cuperte». In Sicilia, a Camporeale, interroga un ragazzo sul suo rapporto con l’altro sesso: «Tu, conosci molte ragazze?» e l’intervistato: «Sì». «E parli con loro semplicemente come con gli amici, oppure invece sei un po’ più...». «Mai, non ci parliamo mai» fa il ragazzo. E Pasolini insiste: «Ah, non vi parlate mai...e come le conosci allora?». «Le vediamo» risponde il giovane.
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