I poliziotti del commissariato di Fano gli hanno subito tolto le mani dal giovane corpo della vittima e bloccate in un paio di manette. Ieri mattina l’arresto è stato convalidato dal gip Lorena Mussoni che ne ha disposto anche la misura cautelare in carcere. L’uomo, un 40enne albanese (difeso dall’avvocato Guidumberto Chiocci), si è avvalso della facoltà di non rispondere. In ogni caso ogni sua dichiarazione non avrebbe potuto togliere nulla o alleggerire quelle immagini che si sono stampate nette negli occhi degli agenti di Fano. Ora l’albanese resterà in carcere in attesa del processo. Il terzo processo. E sempre per gli stessi reati che gli vengono addebitati anche per questo caso. L’ennesimo caso. Prostituzione minorile, corruzione di minori e violenza sessuale, sono le accuse contestate dalla Procura di Pesaro. L’albanese è infatti già stato condannato due volte dal Tribunale di piazzale Carducci e ha scontato le sue pene. Ma il carcere non è bastato a fargli perdere il vizio di molestare minori. Dopo le condanne è ritornato a stare in Albania, ma ogni tanto rientra in Italia, dove tra l’altro vivono, a Fano, la moglie e i figli, e a quanto pare solo per adescare ragazzini e abusarne sessualmente in cambio di soldi. Il sedicenne ritrovato con lui nel casolare ha detto di essere stato costretto a sottostare ai suoi palpeggiamenti illeciti, anche se ha ammesso che quello di sabato non è stato il primo incontro. E per l’uomo quello non è stato neppure l’unico ragazzino. Ora le forze dell’ordine indagano per capire quanti minorenni possano essere finiti tra le sue grinfie. E forse anche tra quelle di altri pedofili. Non si esclude infatti che il 40enne possa gestire anche un giro di sfruttamento di giovani, facendo da tramite tra innocenti prede e adulti viziosi e senza scrupoli, disposti a tutto pur di soddisfare appetiti malati e deviati. Per casi come questo dell’albanese, che in quanto recidivo è chiaramente un soggetto malato, sostengono alcuni esperti e addetti ai lavori, che il carcere non possa bastare e che persone come queste debbano essere ricoverate in strutture adatte dove possa essere guardato a vista e curato in modo adeguato.
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