IL CASO
Le lettere firmate dagli avvocati degli eredi di Totò stanno arrivando un po' in tutta Italia. Destinatari quei locali, soprattutto pizzerie, che utilizzano immagine o nome dell'artista. Devono essere trasecolati in tanti quando è arrivata la comunicazione su carta intestata di uno studio legale, una è stata indirizzata anche a Latina, ai titolari della pizzeria A Livella, dal nome della famosa poesia scritta da Antonio De Curtis, il grande Totò. Chissà in quanti hanno pensato: ma no, ho letto male, non sarà vero. Invece è proprio così, in questi mesi in varie attività commerciali d'Italia stanno arrivando le comunicazioni. Torniamo a Latina, dove nei giorni scorsi in tanti hanno notato il cambio di insegna della pizzeria A Livella, un locale aperto sette anni fa a poche centinaia di metri dal centro cittadino. Non solo, chi la segue sui social ha ricevuto la notifica su Facebook: la pizzeria A Livella ha cambiato nome, si chiama Magnammecena'Pizza.
Ma cosa sta succedendo? In estrema sintesi i legali della famiglia stanno chiedendo ai locali di non usare più né il nome né l'immagine di Totò. Nei mesi scorsi le comunicazioni si sono intensificate, probabilmente a seguito dell'ordinanza cautelare del giugno 2023 con la quale il Tribunale di Torino ha ribadito alcuni principi in tema di utilizzo del nome e dell'immagine altrui, concedendo l'inibitoria che avevano richiesto gli eredi del celebre Totò.
In sostanza la famiglia De Curtis chiede che non si utilizzi il nome e l'immagine dell'artista per fini commerciali e pubblicitari, quindi deve essere cancellato ogni riferimento all'artista nei segni distintivi dei locali: dai siti web ai cartoni per l'asporto, dai menu ai biglietti da visita o tovaglioli. «Guardi - spiega Elena De Curtis, la nipote di Totò - vogliamo regolamentare l'utilizzo del nome e dell'immagine di mio nonno, laddove c'è la buona fede un'intesa si trova sempre, ma ci sono tanti casi di speculazione. Mi rendo conto che vedersi arrivare la lettera di un avvocato lascia interdetti, ma è l'unico modo che abbiamo per raggiungere i locali che non rispettano il diritto all'immagine, di lì si parte per avere un'interlocuzione e trovare un accordo».
Nel caso di Torino il Tribunale ha stabilito il pagamento di una penale di 200 euro per ogni violazione o inosservanza constatata dalla data di notifica del provvedimento.