Educazione sessuale, lo psicoanalista: «Docenti e genitori impreparati, il porno dilaga dalle elementari»

Luigi Zoja: «Sul web i bambini vedono di tutto e subiscono i traumi di una versione irreale del sesso»

Educazione sessuale, lo psicoanalista: «Docenti e genitori impreparati, il porno dilaga dalle elementari»
di Graziella Melina
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Venerdì 3 Maggio 2024, 00:45 - Ultimo aggiornamento: 4 Maggio, 09:54

«Non sarebbe sbagliato che l’educazione sessuale la facessero le maestre, ma servirebbe una organizzazione e una formazione che purtroppo non hanno». Luigi Zoja, psicoanalista, già presidente della Iaap, l’associazione internazionale degli analisti junghiani, sa bene che la situazione è molto più contorta di quanto appaia: «il problema - spiega - è soprattutto che ci sono una infinità di genitori molto frustrati perché i figli sfuggono molto presto al loro controllo e quindi se la prendono con l’insegnante».

Partiamo dall’educazione sessuale a scuola. Serve davvero?
«Ho pubblicato un anno e mezzo fa un libro sul nuovo disastro della condotta sessuale dei giovani, di cui non si parla abbastanza.

Tra l’altro, mia moglie, anche lei psicoanalista, segue anche bambini delle elementari completamente sconvolti perché dipendenti dal porno».

Già da piccoli?
«Sì, lo vedono sullo smartphone o sul computer. Le famiglie bene educate, quando si accorgono che il bambino va male a scuola, lo mandano dallo psicanalista. Come si suol dire, chiudono le stalle quando i buoi sono scappati».

Che rischi corre un bambino?
«Su internet tutto è più disastroso, perché vede immediatamente immagini pornografiche - che fanno male anche agli adolescenti e ai maggiorenni - completamente irreali. Prima il porno era una piccola nicchia, una imitazione della sessualità, adesso la sessualità diventa una imitazione del porno, per cui uno dei problemi quasi insuperabili degli adolescenti è che non maturano sessualmente; ci sono 20-30enni che non hanno rapporti sessuali».

Ma a che età è corretto iniziare l’educazione sessuale?
«Non lo so. Non credo che siamo pronti come i paesi scandinavi, ma non possiamo neppure permetterci di ignorare la nuova sessualità che è tutta nevrotica, fatta di ansie, di psicofarmaci, con i quali però non si risolvono i problemi sessuali».

Spetta prima ai genitori educare i bambini?
«Dovrebbero parlarne di più con i figli, ma spesso sono impreparati. Quindi, ci vorrebbe un po’ più di informazione scolastica, e più informazione per i genitori. Del resto, come si fanno i corsi di preparazione al matrimonio, servirebbero anche corsi per la crescita dei bambini, sull’equilibrio tra affettività e sessualità».

Come potrebbero reagire i più piccoli se a scuola sentono parlare di sesso?
«Probabilmente diventeranno ansiosi sia perché troppo improvvisamente l’insegnante li ha immersi in questa tematica, ma anche perché i genitori non gliene hanno mai parlato».

Dov’è che si sbaglia?
«Certamente c’è ancora in Italia chi è cresciuto in ambienti troppo protettivi e conservatori e quindi non è preparato, e c’è una grandissima disfunzionalità sessuale in chi ha vissuto la liberazione sessuale e credeva di poter affrontare tutto questo in modo assolutamente materialistico. E così sono stati fatti pasticci anche nell’educazione sessuale».

Per l’educazione all’affettività conta l’esempio dei genitori?
«Assolutamente sì. Quello che tende a mancare oggi è l’elemento familiare privato, perché dappertutto, a tutti i livelli socio-culturali, c’è una mancanza di tempo trascorso con i bambini. Mentre invece la presenza di internet, dei computer e degli smartphone è diventata prevalente».

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