Savo: «Rete ospedaliera e territorio, le nostre priorità per la provincia»

Savo: «Rete ospedaliera e territorio, le nostre priorità per la provincia»
di Giovanni Del Giaccio
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Lunedì 13 Maggio 2024, 07:35

 Programmazione, confronto, territorio. Sono le parole che ricorrono maggiormente con Alessia Savo, consigliera regionale di Fratelli d’Italia, eletta in Ciociaria e presidente della commissione sanità. Viene a trovarci all’indomani dell’annuncio delle 9.700 assunzioni negli ospedali e nelle Asl, 520 delle quali in provincia di Frosinone «alle quali aggiungere - dice - quelle autorizzate già lo scorso anno». Savo non ha dubbi: «Quando con il presidente Rocca abbiamo preso l’impegno di risollevare la sanità del Lazio e rendere dignitoso ciò che riguarda la salute dei cittadini, non scherzavamo». Come si riesce a farlo in una Regione chiamata, da anni, a fare sacrifici? «Dandosi degli obiettivi e perseguendoli. Le assunzioni era uno di questi e grazie anche al supporto del consiglio regionale oggi siamo qui a dire che lo abbiamo centrato. È anche un modo per restituire ai cittadini fiducia nella politica». Dietro i 520 tra medici, infermieri, amministrativi, tecnici e operatori socio sanitari che arriveranno in provincia «c’è una programmazione che è relativa anche alla rete ospedaliera e ai servizi che intendiamo offrire al cittadino, nell’ottica che le specialità si condividono, il sistema è regionale e funziona con hub e spoke, non possiamo avere tutto sotto casa».

I FRAGILI

 

La “prossimità”, però, quella sì.

Vale a dire assistere i cittadini fragili il più possibile vicino il luogo di residenza, se non in casa «ma questo non si fa con i posti letto o solo con gli ospedali, ma organizzando servizi che arrivino al domicilio del paziente, la risposta è nella programmazione sanitaria».

In questi giorni disagi ai Cup, come mai? «Non è un problema di oggi - spiega la Savo - c’era già l’idea di affrontarlo ma in una commissione convocata apposta valuteremo lì cosa è successo, cosa era stato chiesto a chi gestisce e poi programmeremo il futuro».

A proposito di ospedali, chi spiega ai sindaci che si lamentano la situazione? Pensiamo ad Alatri... «No, a Fumone per l’ospedale di Alatri. Io comprendo le preoccupazioni e le sensibilità, ho incontrato i sindaci, spiegato, ho avuto uno scambio costruttivo e raccolto esigenze diverse da quelle di chi scende in piazza. Se devo raggiungere il cittadino più lontano più che un ospedale a due passi, ho bisogno di un’elisuperfice che funziona o della tele assistenza».

Le linee guida per l’atto aziendale vanno in questa direzione? «Ci sarà un confronto tra direzione strategica e sindaci, le linee sono un indirizzo per dire che rete ospedaliera e territorio fanno la stessa cosa e cioè il bene dei pazienti. Un esempio? Per i disturbi del comportamento alimentare non c’era una struttura residenziale, ora è prevista»

E il problema dei fragili? «La cronicità, sembra un paradosso, è la vera emergenza. Parliamo di salute e qualità di vita, di sanità, sociale, ma anche aspetti culturali e intergenerazionali. Occorre pensare al domicilio del paziente non solo come cure di prossimità ma vicinanza alla dignità dell’individuo» .

LA MOBILITÀ

 

Liste d’attesa? «Quelle chirurgiche sono state abbattute dell’80%, per esami e visite ora anche il privato accreditato è nelle agende e questo ci consente di avere un’offerta maggiore, si sta già migliorando». I pronto soccorso? «Nella nuova rete avremo geriatria e neurologia, i pazienti cronici non affolleranno più le medicine generali o i pronto soccorso. Avremo finalmente lo standard di 3 posti letto per 1000 abitanti. Avremo anche il ritorno dell’ortopedia a Frosinone ma resterà anche ad Alatri dove era stata spostata nel periodo Covid, mi auguro che i professionisti si spostino dai pazienti a prescindere dall’unità operativa di appartenenza»

E la mobilità passiva? «Fermo restando il diritto di scelta dei cittadini e una parte fisiologica, la vera sfida è dire che ciò che si perde in termini di costi, vada reinvestito per migliorare i nostri servizi».

A proposito di integrazione, il Lazio è tra le prime regioni a dotarsi di una legge sui care giver familiari. Cioè chi si prende cura, in casa, di parenti malati «abbiamo investito 15 milioni di euro, anche così si crea una rete di assistenza, tra l’altro abbiamo avviato una specifica formazione, dovrà esserci una contaminazione tra i distretti sanitari e queste figure». Infine la prevenzione «la nuova medicina, una delle frontiere più importanti - conclude Savo - anche in questo caso si dovrà fare rete sulle esperienze maturate, ma anche affrontare nuove sfide»

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