Il capoluogo ciociaro non è esattamente un Bronx, come è stato detto dalle autorità al termine del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica riunitosi d'urgenza ieri dopo la sparatoria allo "Shake bar", ma l'omicidio di sabato sera ha squarciato il velo su un territorio crocevia delle mafie tra Roma e Napoli, dove la criminalità organizzata e non ha piantato le radici da tempo. Quella albanese, soprattutto, che con gli anni ha scalato i piani alti della malavita locale, spodestando gruppi autoctoni, come quelli delle famiglie rom. Dallo spaccio di droga alla prostituzione, la criminalità albanese ha preso sempre più piede nel territorio e può contare su un'ampia rete di imprese per il riciclaggio del denaro sporco.
IL CASERMONE
La sparatoria avvenuta sabato sarebbe legata ad una donna contesa, ma l'ombra della droga resta.
Nel 2016 per un soffio non ci scappò il morto in una sparatoria nella zona Fornaci tra albanesi e romeni che si stavano fronteggiando per il controllo del business della prostituzione nella zona industriale di Frosinone. E ancora, sempre per il mercato a luci rosse, un albanese sparò in faccia ad un connazionale davanti ad un chiosco di panini sulla Monti Lepini, all'ingresso della città.
Ed era solito girare con la pistola al seguito Andrea Kercanaj, 47enne, figura di spicco della criminalità albanese a Frosinone, il ras dello spaccio di via Bellini, sempre all'interno di alloggi popolari nel centro della città trasformati in un supermarket dello spaccio. Sulle facciate i prezzi delle dosi di cocaina. Sempre Kercanaj, nel 2021, restò coinvolto in una sparatoria nel carcere di Frosinone. A fare fuoco, con un'arma recapitata poco prima con un drone, Alessio Peluso, detto O Niro, boss del quartiere nord di Miano a Napoli, che voleva vendicarsi per un pestaggio subito nei giorni prima.