Per depennare o aggiungere un nome c’è ancora qualche giorno: le liste per le elezioni europee di giugno si chiudono infatti il 30 aprile. Ma nella circoscrizione Centro sono già parecchi i candidati più o meno ufficiali con un passato nelle istituzioni capitoline e regionali: come gli ex presidenti di Regione Nicola Zingaretti, ovviamente in quota dem, e Renata Polverini (Forza Italia). Ma anche l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino (Avs) e l’assessore alla Salute nel periodo della pandemia Alessio D’Amato, in quota Azione.
In attesa dell’ufficialità sulla candidatura o meno di Giorgia Meloni, con Fratelli d’Italia ci sarà di certo Nicola Procaccini. Originario di Latina, oggi è uno degli uomini chiave di FdI a Bruxelles: co-presidente del gruppo dei Conservatori al Parlamento Europeo, è anche responsabile del settore Ambiente ed energia del partito. Tra i romani, dovrebbe esserci il consigliere del Municipio I Stefano Tozzi. Nella Lega invece, oltre al generale Roberto Vannacci ci saranno la capogruppo in Regione Laura Cartaginese e il consigliere capitolino Davide Bordoni. Quest’ultimo ha lasciato il suo incarico in Campidoglio a Maurizio Politi proprio per correre alle prossime europee. Sempre in quota Carroccio, ci sono l’europarlamentare uscente Anna Cinzia Bonfrisco e Mario Abbruzzese.
IL CENTROSINISTRA
E passiamo così sull’altro fronte, quello del centrosinistra. Oltre a Zingaretti, tra i dem proveranno a tornare a Bruxelles anche le due europarlamentari uscenti Camilla Laureti (subentrò a David Sassoli) e Daniela Rondinelli. Con loro corrono anche Marco Pacciotti e uno dei nomi scelti dalla segretaria Elly Schlein fuori dal campo della politica, l’ex direttore dell’Avvenire Marco Tarquinio, umbro di nascita ma a lungo attivo nella Capitale. Per chiudere definitivamente la lista mancano ancora tre figure. Alla fine non ci sarà quasi sicuramente però la capogruppo dem in consiglio comunale Valeria Baglio, a lungo data come possibile candidata.
Per l’ex Terzo Polo, se da un lato il segretario di Azione Carlo Calenda si è detto «molto dubbioso» all’idea di presentarsi (e attende di capire le mosse degli altri leader), correrà invece Alessio D’Amato, che da assessore alla Sanità della giunta Zingaretti si trovò a gestire con efficacia il complicato periodo della pandemia. Mentre nel ticket formato da Italia viva e +Europa (il capolista per il Centro è Giandomenico Caiazza) ci saranno la consigliera regionale di Civitavecchia Marietta Tidei e forse la radicale Rita Bernardini (in bilico tra Centro e Isole). Con loro spazio anche per Gerardo Stefanelli, presidente della provincia di Latina e sindaco di Minturno. Ha fatto scalpore poi il ritorno in campo dell’ex sindaco di Roma Ignazio Marino, “arruolato” dai leader di Alleanza Verdi Sinistra Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli per provare a superare quota 4 per cento, il quorum minimo per entrare a Bruxelles. In lista con lui anche l’europarlamentare uscente Massimiliano Smeriglio e Marilena Grassadonia, attuale coordinatrice dell’ufficio per i diritti Lgbt+ di Roma Capitale.
Nel Movimento 5 Stelle, una volta tramontata l’ipotesi Virginia Raggi, Giuseppe Conte affiderà il ruolo di capolista per il Centro alla veneziana Carolina Morace. Oltre a lei il sistema di autocandidature del M5S ha premiato tra gli altri Dario Tamburrano (che arrivò a Bruxelles con la prima tornata di pentastellati, tra il 2014 e il 2019) e Giuliano Pacetti, ex consigliere in Campidoglio durante la giunta Raggi. Con loro proveranno a entrare all’Europarlamento volti nuovi come Giusy Esposito, Valentina Fazio o Stefania Volpi.
GLI SCENARI
Questi i candidati di Roma e dintorni che proveranno a strappare uno dei 15 seggi riservati alla circoscrizione Centro sui 76 a disposizione dell'Italia con le elezioni dell’8 e 9 giugno. Come e forse ancor più che in altri anni, un ruolo decisivo lo giocheranno i partiti “in bilico”: quelli cioè che non sono certi di superare la soglia del 4 per cento necessaria per mandare un proprio rappresentante in Europa. Un exploit di molti di essi finirebbe per togliere qualche seggio ai grandi partiti. Per questi ultimi infatti, a parità di voti un candidato potrebbe ritrovarsi dentro o fuori l’Europarlamento a seconda del risultato di una lista più piccola.
Nella corsa per un posto a Bruxelles, si vota infine con il sistema proporzionale, che non favorisce alleanze strutturali tra i partiti più grandi (portati al contrario ad accentuare le reciproche differenze) mentre può incentivare in alcuni casi quelli che temono di non arrivare al quorum a correre con altre liste per poter superare lo sbarramento. Strategie diverse quelle messe in atto dai vari gruppi: dopo il 9 giugno, in ogni caso, si tireranno le somme.