Secondo l'accusa, rappresentata nell'udienza dello scorso giovedì dal Pm d'aula Cinzia dell'Aglio, l'uomo dapprima avrebbe «omesso di comunicare all'ente proprietario il venir meno dei requisiti dell'assegnazione», continuando a servirsi dell'appartamento di via dell'Acquario. Mentre la donna, una 61enne originaria di Anzio, come si legge nel capo d'imputazione, avrebbe «comunicato falsamente all'Inpdap di risiedere nell'alloggio, al fine di subentrare nella titolarità dell'assegnazione».
IL RAGGIRO
Grazie a questo stratagemma, la 61enne avrebbe «procurato a se un ingiusto vantaggio derivante dalla illegittima assegnazione dell'alloggio e conseguente abusiva locazione dell'immobile». Per la procura non ci sono dubbi: quella messa in piedi dai due sarebbe stata una vera e propria truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, un reato che prevede una pena da due a sette anni di reclusione. L'appartamento, infatti, invece di essere abitato dalla nuova inquilina, subentrata, tra l'altro, in maniera irregolare, era stato affittato ad altre due donne, che fra il maggio del 2007 e l'agosto del 2012, avevano pagato canoni per circa 14mila euro.
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