​Atac, a Roma si fermano i tram: «Sabotati dagli operai»

Atac, a Roma si fermano i tram: «Sabotati dagli operai»
di Michela Allegri e Lorenzo De Cicco
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Mercoledì 30 Maggio 2018, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 16:43

ROMA Un sabotaggio ogni due giorni. Trenta episodi solo negli ultimi due mesi in un’unica rimessa, tutti sui tram e tutti segnalati alla Procura della Repubblica di Roma. L’ultimo caso è di sabato scorso, nel deposito di via Prenestina, proprio accanto al quartier generale dell’Atac, dove da mesi si spulciano i conti e si tagliano i costi, per rimettere in carreggiata un gigante malato da 12 mila dipendenti e 1,3 miliardi di euro di debiti. Nel mirino del pm Mario Dovinola, che indaga sulle manomissioni avvenute negli ultimi due anni, ci sono già sei depositi sparsi in tutta Roma, dove sarebbero avvenuti gli atti di sabotaggio. Tutti luoghi blindati, dove possono accedere solo operai e dipendenti dell’Atac - sui quali il pm ha acceso un faro - e quelli delle ditte esterne ingaggiati per manutenzioni e pulizie. 

LO SPETTRO DEL CRAC
Per i vertici della più grande partecipata dei trasporti del Paese, si apre un altro fronte. Non solo lo spettro della bancarotta finanziaria da scacciare a ogni costo, ma anche quello della sicurezza dei passeggeri. Perché a essere sabotato, almeno per quanto riguarda i tram, è sempre lo stesso ingranaggio: la sabbiera dei freni, il meccanismo che serve a rallentare o a far marciare in salita i mezzi su rotaia. Fino a oggi, per fortuna, i controlli in garage non sono mai andati a vuoto e i tentativi di manomissione sono stati scoperti prima che i tram lasciassero la rimessa e iniziassero a raccogliere passeggeri lungo il tragitto. Ma questa inquietante storia di danneggiamenti e boicottaggi, lascia aperto un interrogativo: cosa potrebbe succedere se non ci si accorgesse in tempo che i freni sono fuori uso? Stava per succedere lo scorso aprile, quando nove tram che collegano piazza Venezia a Trastevere, pronti per essere messi su strada, sono stati trovati con i freni bloccati da pezzi di legno e di plastica. Il sospetto degli inquirenti è che qualcuno manometta anche parte degli autobus che ogni giorno si guasta durante la corsa e deve poi raggiungere le officine in stato di avaria.

LA PREOCCUPAZIONE
Ai piani alti dell’Atac la preoccupazione monta settimana dopo settimana. Il presidente e ad, Paolo Simioni, impegnato nella difficile missione di risanare un’azienda pubblica ingolfata da anni di sperperi, assunzioni facili e lassismi sindacali, ha già segnalato tutto ai pm di piazzale Clodio. Intanto, agli altri magistrati del Tribunale fallimentare di Roma, oggi verrà consegnata la versione bis del piano di concordato. La prima bozza, messa a punto a inizio anno, non era stata giudicata adeguata ed è stata rivista. E proprio la via del concordato, in azienda, è osteggiata da molti. Perché sotto il controllo del Tribunale si imporrebbero sacrifici, tagli e aumenti di produttività ormai irrinunciabili per un ente pubblico dove ogni giorno si assentano quasi 1.500 dipendenti su poco meno di 12 mila. Tanto che la Procura ha intenzione di verificare se esistano dei legami tra il piano di concordato tanto avversato e le ultime manomissioni. Per questo motivo gli inquirenti stanno accorpando tutti gli episodi in un unico fascicolo, per accertare se i casi siano aumentati dopo la proposta avanzata al Tribunale, che potrebbe avere suscitato malumori tra creditori e dipendenti.

ALL’INTERNO
Il sospetto di chi indaga è che i sabotaggi siano messi in atto dall’interno. Nel deposito di via Prenestina, secondo le segnalazioni dell’azienda, sarebbero stati sabotati addirittura trenta tram nel giro di due mesi. Anche in questa rimessa possono entrare solo dipendenti accreditati, come gli operai. 
Per quanto riguarda il secondo fascicolo d’indagine, quello relativo all’incendio di tre bus - uno è quasi saltato in aria nella centralissima via del Tritone l’8 maggio - la Procura aspetta i risultati delle perizie disposte sulle parti meccaniche dei veicoli. Il consulente nominato dai pm dovrà effettuare un accertamento specifico sui filtri antismog: il sospetto è che possano avere problemi di omologazione. Al vaglio della Procura, che acquisirà anche i fascicoli sugli incendi avvenuti dal 2016 in poi, i libretti di manutenzione dei bus. Gli inquirenti vogliono stabilire se gli interventi per mettere in sicurezza gli autobus siano stati effettuati in modo approssimativo.

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