Atac, il record della 104: un autista su 4 in licenza. Simioni chiama l'Inps

Atac, il record della 104: un autista su 4 in licenza. Simioni chiama l'Inps
di Lorenzo De Cicco
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Venerdì 3 Agosto 2018, 09:07
C'è chi con l'assenza pagata dall'Atac è andato in vacanza in Calabria - del resto, con questo caldo... - altri ancora sfruttano la legge 104 per fare il doppio lavoro e qui la casistica è varia: uno diserta i turni per fare il gelataio, un altro lascia l'officina della società comunale per fare il carrozziere da un privato. L'assenteismo è un vecchio vizio nella partecipata dei trasporti più grande d'Italia, il tasso di forfait dal servizio, ferie escluse, scavalla il 13% da anni. Ora che l'azienda è finita sotto concordato preventivo, con la marcatura stretta del Tribunale fallimentare, l'andazzo deve in qualche modo finire. Lo sa bene Paolo Simioni, il super-manager chiamato un anno fa dai Cinquestelle a salvare dalla bancarotta un colosso che gestisce 2mila autobus e cento treni. La prima mossa è riuscita: i giudici hanno ammesso la municipalizzata al concordato, il debito da 1,3 miliardi potrà essere ripianato un po' per volta, se i creditori saranno d'accordo nell'assemblea di fine dicembre, ma l'azienda dovrà portare a termine un risanamento vero. Tra le leve da muovere, c'è l'efficienza dei dipendenti.

Sono 11.346 tra autisti, macchinisti, operai e impiegati. E in 2.888 hanno il permesso della legge 104. Secondo i report interni, lo sfruttano con regolarità in 2.400. Ovviamente nel mucchio ci saranno tanti dipendenti per bene che hanno bisogno di assentarsi dal lavoro per assistere effettivamente un parente con disabilità gravi. Ma il dubbio che più di qualcuno faccia il furbo viene, davanti a una percentuale così massiccia: a conti fatti all'Atac oltre il 25% del personale ha il congedo, mentre nel settore privato la media è del 3,15%. Otto volte in meno.

LE ALTRE PARTECIPATE
La società dei trasporti fa peggio perfino dell'Ama, la municipalizzata dei rifiuti, dove i dipendenti con la licenza 104 sono 1.600 su 7.810. I numeri dell'azienda che gestisce metro e bus sono in linea con quanto accade in Campidoglio: tra vigili, maestre e amministrativi sono 6.217 su 24mila i comunali col permesso famigliare. E così ogni anno, è stato calcolato, si bruciano 124 mila giornate di lavoro. Servizi in meno per i cittadini, in fin dei conti.

Simioni ha già scritto all'Inps per rafforzare i controlli. All'istituto di previdenza è stato chiesto di dare vita a un tavolo che affronti la questione delle assenze record con tutti gli strumenti previsti dalla legge, a partire dalle visite fiscali. Perché l'assenteismo, ha detto l'amministratore delegato, «è lo specchio dello scollamento che si è creato nel tempo tra l'azienda e i lavoratori e talvolta ha portato a un abuso delle tutele previste dalla legge».

IN FERIE
D'altronde ogni volta che si è controllato sul serio, questi abusi sono spuntati come funghi. In Campidoglio la giunta Raggi ha avviato una stretta un anno fa e solo per la 104 sono venuti fuori episodi di ogni tipo. Due dipendenti sono finiti sotto procedimento disciplinare per avere falsificato i documenti che attestavano invalidità inesistenti ai famigliari. Insomma, l'handicap dei parenti era fasullo, ma il permesso pagato dal Comune era vero eccome. Un altro impiegato aveva effettivamente il padre disabile, ma nelle giornate di permesso non lo vedeva neanche per un caffè. Solo nel 2017 aveva accumulato oltre 20 giorni di congedo senza nemmeno passare a casa del genitore. Come se fosse in ferie, invece che in congedo. E la lista sarebbe lunga.
Ora la famosa scure sui permessi impensierirà i furbetti dell'Atac, dove del resto il motto aziendale, inciso all'ingresso del quartier generale di via Prenestina, sarebbe «lavorare con trasporto».

 
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