RIETI - Niente udienza preliminare e processo con rito immediato per le 17 persone coinvolte nell’operazione dei carabinieri sul traffico di droga che si articolava lungo l’asse tra alcuni Comuni della Sabina, in testa Poggio Moiano con Casaprota, Mompeo, Castelnuovo di Farfa, e Roma, dove operavano alcuni pusher, arrestati e oggetto di un procedimento separato davanti al tribunale di piazzale Clodio, perché coinvolti in altre inchieste condotte nella capitale.
I passaggi. La richiesta di saltare il passaggio davanti al gip e di approdare direttamente in dibattimento è stata avanzata dal sostituto procuratore Edoardo Capizzi, titolare dell’indagine, che ha ritenuto ampiamente documentata l’attività di spaccio, sulla base di prove considerate granitiche, da non necessitare di un ulteriore passaggio istruttorio. Sono state le intercettazioni telefoniche, i pedinamenti e le deposizioni di molti consumatori minorenni di sostanze stupefacenti, hashish e marjiuana, ma anche cocaina, che hanno indicato i fornitori, a rendere nitido il quadro di quanto accadeva da anni nel paese dell’alta Sabina, con un giro di affari calcolato in mezzo milione di euro.
Una situazione che aveva spinto alla denuncia molti genitori dei giovanissimi clienti, tanto che anche il sindaco Grossi si era sentito in dovere di lanciare un appello contro la diffusione incontrollata del fenomeno droga.
La vicenda. L’operazione era scattata all’alba dell’11 ottobre 2023, impegnando 70 carabinieri. L’indagine, che si è avvalsa dell’importante apporto della stazione carabinieri di Poggio Moiano, è stata complicata dalle caratteristiche degli abitati urbani, centri storici molto raccolti, non facilmente raggiungibili se non a piedi, che garantivano copertura alle azioni di spaccio, andate avanti anche nel lockdown per il Covid, e ai fornitori di individuare eventuali presenze sospette di soggetti estranei all’ambiente.