ROMA «Se ne occupa il Viminale». Tra i fedelissimi della premier Giorgia Meloni, non faticano a definire «non casuale» il silenzio di palazzo Chigi sulla vicenda di Pisa e le relative polemiche. Non per una volontà di isolare Matteo Piantedosi o di scaricare in qualche modo la responsabilità sui corpi di Polizia - nei confronti di entrambi, come dimostrano le tante dichiarazioni rese da ministri ed esponenti della maggioranza, l'attenzione resta altissima - ma perché a chiamare direttamente in ballo il ministro dell'Interno, chiedendo e ottenendo rassicurazioni sulla gestione dell'ordine pubblico, è stato il Capo dello Stato Sergio Mattarella. Un intervento diretto di Meloni sarebbe quindi quasi da considerarsi un invasione di campo, rendendolo piuttosto improbabile in questa fase. Chiaramente la premier non è indifferente alla questione. Con Meloni in viaggio a Kiev assieme al sottosegretario Giovan Battista Fazzolari, a farne le veci confrontandosi con il Colle e con il Viminale è stato però Alfredo Mantovano. E il mandato, in questo caso, è quello di «gestire» con raziocinio la vicenda. Il che si traduce con un abbassamento immediato della tensione attraverso una gestione «morbida» delle manifestazioni. L'assalto dei black bloc ai supermercati e i cartonati insaguinati mostrati durante i cortei milanesi ne sono un esempio. Anche perché, oggi, il timore più diffuso nell'esecutivo è che le piazze finiscano con l'auto-alimentarsi, portando ad una escalation che coinciderebbe pericolosamente con le diverse tappe del G7 in programma. A partire dai primi vertici ministeriali che si terranno a metà marzo.
Da qui anche il duro affondo spiccato da via della Scrofa (con l'ovvia regia a distanza meloniana) nei confronti della «sinistra».
LA GESTIONE
Nell'immediato «gestire» la situazione passa anche per non legittimare ulteriori scontri. Né intervenendo duramente nei confronti di eventuali cortei, né prendendo provvedimenti dettati dall'opinione pubblica (la posizione del questore di Pisa Sebastiano Salvo è in bilico, ma si attenderanno le indagini), né inasprendo regole di gestione dell'ordine pubblico che già esistono e sono valutate come sufficienti a tutti i livelli («Non sono cambiate per il G8 di Genova, non cambieranno oggi» ragionano fonti parlamentari).Considerazioni a cui si allinea l'intervento di Matteo Salvini di ieri. «È giusto analizzare se si è fatto tutto quello che si doveva» o «se qualcuno ha ecceduto, sono donne e uomini non sono robot, ma è inaccettabile che» tutti coloro «che garantiscono sicurezza e democrazia» vengano «tirati in ballo nella contesa politica. Giù le mani dalle nostre forze dell'ordine», ha spiegato il vicepremier alla scuola politica della Lega. Aggiungendo, non a caso, come «le parole del presidente Mattarella si leggono ma non si commentano».