Ancona, il rettore di Unicam Flavio Corradini: «La mia candidatura a governatore? Molti me lo chiedono, parliamone»

Flavio Corradini
di Agnese Carnaveli
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Venerdì 21 Novembre 2014, 17:41 - Ultimo aggiornamento: 17:58
ANCONA- Il suo nome circola da un po’ dentro il Pd e fuori. Esperto di informatica, software complessi ed e-Government. Ospite alla Leopolda di Loreto per parlare di istruzione e formazione. Seduto a discutere ai tavoli tematici nella giornata seminariale di costruzione del programma Pd all’ex Fiera di Ancona qualche settimana fa. Flavio Corradini, 48 anni, rettore dell’Università di Camerino, simpatizzante ma non militante, potrebbe essere la personalità della società civile su cui il Pd potrebbe puntare per trovare il suo candidato unitario.

Corradini, pronto ad accettare la sfida per Palazzo Raffaello?

“La dinamica è particolare. La prima telefonata informale l’ho ricevuta ad agosto quando ero in vacanza in Sicilia. Da quel giorno il mio nome continua a circolare. Non ho avuto contatti con il Pd, diciamo istituzionale, ma con molti suoi importanti esponenti sì. Stakeholder trasversali e segretari provinciali. Ed ora è la gente che me lo sta chiedendo, messaggi, telefonate, persone per strada che mi incitano a tentare”.

E lei cosa risponde?

“Che per il momento continuo a fare il rettore. Sono in attesa. Se il Pd crede davvero che possa essere io la persona in grado di interpretare al meglio il suo programma, io sono pronto a collaborare e a parlarne”.

Condivide il programma?

“Ho apprezzato molto il modo in cui il Pd si è approcciato alla costruzione della piattaforma programmatica. E sto seguendo con molto interesse il percorso che ha messo in atto. Un percorso di partecipazione e di coinvolgimento dal basso. Sono stato a diversi incontri, sia come relatore che come ascoltatore, ed ho trovato interessanti le modalità di confronto. Quello che mi è piaciuto molto è vedere come sia emersa dal basso questa volontà di cambiamento, di avere figure nuove, e non per forza di partito, per la guida della Regione. Un passo che ritengo molto importante. Anche solo il fatto che abbiano o stiano pensando ad una persona come me, un volto non della politica, ma che ha esperienza nella gestione della cosa pubblica, significa che davvero qualcosa sta cambiando. Bisogna vedere se il Pd avrà il coraggio di portare fino in fondo questo percorso”.

Accetterebbe la sfida delle Primarie, se non dovesse risultare il candidato unitario, pur gradito ad una parte della coalizione e contando sul consenso anche fuori dai partiti?

“Credo che se il Pd voglia andare verso questa direzione di cambiamento, scegliendo una persona fuori dalla politica, perché ritiene sia la figura che meglio posso interpretare i suoi desiderata, debba dimostrare che questa scelta è convinta, convergendo su un nome”.

Il programma del Pd non è stato ancora presentato ufficialmente, men che meno quello di coalizione, lei si sente di poter condividere i punti appena abbozzati?

“La bozza di programma che ho potuto vedere e alla quale ho potuto partecipare negli incontri penso sia la più giusta in questo momento storico”.

Per quali motivi?

“Ritengo che i punti di priorità fissati siano condivisibili”.

Ad esempio?

“Il ragionamento sull’Europa. La nostra regione, insieme all’intero Paese, è ancora troppo distante dall’Europa. Non parlo della possibilità di accedere ai finanziamenti ed ai fondi strutturali. Siamo indietro rispetto, ad esempio, alle smart specialization (vale a dire strategie di innovazione, anche a livello regionale, che valorizzino gli ambiti produttivi di eccellenza tenendo conto del posizionamento strategico territoriale e delle prospettive di sviluppo in un quadro economico globale, ndr). È una delle cose che ho capito facendo il rettore. Dobbiamo essere al centro delle dinamiche europee e non solo capire come intercettare le risorse. Altra cosa è la costruzione di filiere produttive regionali. Dobbiamo imparare a collaborare, a metterci insieme. Un amministratore deve lavorare per favori questi processi, per unire e non per dividere, cosa che nelle Marche non si è mai riusciti veramente a fare. Stare insieme per sfruttare al meglio le poche risorse che si hanno a disposizione. Anche questo è uno dei terreni su cui mi sono cimentato nella mia esperienza di rettore”.

Qual è il suo giudizio sul governo Spacca e sulla chiusura del Pd ad un suo possibile terzo mandato?

“Su questo preferisco non rispondere per il momento”.

Sullo scontro sugli assessori esterni, sceglierebbe una Giunta di tecnici o sarebbe pronto a riconoscere ruoli ai partiti?

“È una riflessione prematura. Se dovesse esserci un contatto ufficiale con il Pd, mi esprimerò anche su questo”.