Europee, gli scenari dopo il voto: maggioranze variabili. Sale la destra, calano Ppe e socialisti

Crescono i partiti di destra, la possibilità di convergenze su singoli provvedimenti

Europee, gli scenari dopo il voto: maggioranze variabili. Sale la destra, calano Ppe e socialisti
di Gabriele Rosana
4 Minuti di Lettura
Lunedì 29 Aprile 2024, 00:11 - Ultimo aggiornamento: 10:31

Le maggioranze variabili potrebbero essere la costante del prossimo Parlamento europeo. E spostare il pendolo in una direzione o nell'altra, in base ai singoli dossier al voto, che si tratti di Green Deal, competitività industriale o difesa (le vecchie e nuove priorità, cioè, in cima all'agenda Ue). Insomma, la grande coalizione “Ursula” a tre teste fatta da popolari del Ppe (dove siede Forza Italia), socialisti e democratici dell’S&D (il gruppo del Pd) e liberali-centristi di Renew Europe (sotto le cui insegne troviamo Azione e Italia Viva ), che si è dimostrata più o meno monolitica negli ultimi cinque anni tra Bruxelles e Strasburgo, potrebbe all'indomani del voto dell'8-9 giugno cedere il passo a una situazione dominata, semmai, da maggiore fluidità nell'emiciclo che ha appena salutato la conclusione della nona legislatura. Una qualche anticipazione del trend si è, del resto, già vista nell'ultimo anno e mezzo, quando all'Eurocamera il grosso dei popolari, con la sponda di alcuni liberali del nord, ha giocato di squadra con i conservatori dell'Ecr (il gruppo Ue di FdI) ei sovranisti di Id (dove siede la Lega) per frenare su qualche dossier del piano verde Ue, in nome di una linea più soft, e lasciando spazio, in un anticipo di stagione elettorale, alle prime suggestioni di “un 'altra maggioranza possibile”.

Meloni: «Scrivete Giorgia e cambiamo l'Europa. Sinistra all'opposizione come in Italia». Comizio a Pescara di 73 minuti

LE RILEVAZIONI

I seggi, nella prossima legislatura, passeranno da 705 a 720 (per l'Italia rimangono 76), ma guardando ai numeri dei sondaggi che circolano a meno di 40 giorni dall'apertura delle urne, la “maggioranza Ursula” potrebbe tenere, perlomeno sulla carta, con Ppe, S&D e Renew in lieve flessione ma ancora accreditati insieme di oltre 400 seggi.

Tutte le proiezioni concordano che per i primi due gradini del podio non c'è partita: anche stavolta, li occuperanno il Ppe, dato intorno ai 184 seggi (in aumento rispetto agli attuali 178) e l'S&D, stabile a 139 (oggi sono 140) . Una posizione di forza che consente ai popolari di rivendicare la presidenza della Commissione, perlomeno in avvio di negoziati (e salvo il materializzarsi dell'ipotesi Draghi), mentre ai socialisti di ambire alla guida del Consiglio europeo o della stessa Eurocamera.

LE SFIDE APERTE

Alle loro spalle, però, la partita è apertissima per il terzo posto, la posizione che ha consentito ai liberali a trazione macroniana di fare da fa della bilancia. Da una parte, c'è la grande riscossa delle destre, che dovrebbero rafforzarsi ulteriormente grazie alle performance di lepenisti in Francia e dell'AfD in Germania, lato Id, e di Fratelli d'Italia e degli spagnoli di Vox, per Ecr (qualcuno , come il polacco Mateusz Morawiecki, sogna di tentare la fusione tra i due gruppi, così da diventare il secondo dell'aula per dimensioni). Dall'altra, la tenuta dell'universo liberale. Si potrebbe decidere tutto per una manciata di seggi: le rilevazioni fotografano ancora oggi Renew, Id e Ecr a un'incollatura l'uno dall'altro, tra gli 87 e gli 82 eletti ciascuno; ben davanti ai verdi, sesti (una cinquantina di seggi), che in certi casi avevano fatto da stampella all'attuale maggioranza. Ma pesare i futuri equilibri Ue con un occhio solo all'Europarlamento racconta una storia a metà. L'altra “Camera” della legislatura Ue è il Consiglio, l'organo rappresentativo dei governi dei 27. Dopo le sconfitte di fila per i socialisti (che “reggono” grazie a due acciaccati Pedro Sánchez, in Spagna, e Olaf Scholz, in Germania), la mappa del potere tra i leader Ue pende in favore del centrodestra. Saranno le capitali, dopotutto, a indicare i membri della futura Commissione ea spartirsi i portafogli del prossimo esecutivo, “condannato” come sempre alla coabitazione di orientamenti politici diversi. E capire che piega prenderà il prossimo ciclo politico dipende anche, inevitabilmente, dal futuro di Ursula von der Leyen, candidata alla successione a sé stessa nonostante una serie di passi falsi e uno scarso entusiasmo tra i suoi. Stasera, allo stesso tempo, sarà impegnata a Maastricht nel primo dibattito su scala continentale con gli altri pretendenti al vertice della Commissione. Quelli che hanno già scoperto le carte, s'intende.

© RIPRODUZIONE RISERVATA