Ha ricevuto su whatsapp, inviato da un amico, un video pedopornografico che in realtà lui non aveva ancora aperto e quindi mai visionato, ma entrambi sono finiti a processo, a Teramo, rispettivamente per detenzione e divulgazione di materiale raffigurante un minore: ieri sono stati assolti perché il fatto non costituisce reato. Una sentenza per la quale i difensori, gli avvocati Monica Passamonti e Alberto Dell’Orletta, hanno espresso soddisfazione, evidenziando, tuttavia, che «questo processo meritava probabilmente una lettura definitiva diversa sotto il profilo della messaggeria istantanea whatsapp dell’acquisizione non come documento della stessa, ma come corrispondenza privata – precisano - La sentenza della Corte costituzionale 170 del 2023 nel caso Renzi Fondazione Open ha posto finalmente un punto fermo in tal senso, chiarendo che whatsapp è corrispondenza e questo avrebbe dovuto indurre una rilettura pure nel nostro caso».
La vicenda dei due giovani teramani, entrambi operai, inizia quando uno dei due viene fermato dai carabinieri perché ritenuto un contatto di una persona in quel momento attenzionata dai militari per spaccio.