TERNI - «Non chiudo, vendo: se qualcuno compra». Roberto Elisei, titolare dell’edicola di piazza della Repubblica, chiarisce che la sua decisione non prende le mosse dalla crisi dell’editoria: «Quella non c’entra niente. La mia è una scelta personale maturata col tempo perché comunque la vita del giornalaio è una vita di sacrifici e per quanto mi riguarda mi sono sacrificato abbastanza. Adesso per me è arrivato il momento di voltare pagina». Inizia il suo discorso con la massima serietà poi ci mette la battuta: «Non volto pagina di giornale, intendiamoci». E ride. Ma è un’abitudine ironizzare, per lui: «Stando al pubblico mi piace trasmettere allegria, commentare una notizia, parlare del tempo e dei tempi duri». Gli piace quel lavoro, però vende. «E sì, vendo ma la crisi non c’entra. Certo i tempi sono cambiati, la domenica non è più festa per noi edicolanti perché non c’è più l’abitudine, finita la messa, di andare dal giornalaio a comprare le figurine coi nipotini o il settimanale per i ragazzi. Infatti le mode sono cambiate e al posto di “Topolino”, “Il Monello” “Intrepido”, “Tiramolla”, “Geppo” , vanno via le buste sorpresa. Ma siamo stati al passo coi tempi e abbiamo reagito». In sostanza dice che nonostante le difficoltà le edicole hanno saputo riorganizzarsi. «Prima i giornalai si potevano permettere anche più di un dipendente, adesso devono fare tutto da soli e io sono stanco di stare dentro al chiosco tutto il santo giorno». Eccola la motivazione: «Sono trentatré anni che mando avanti l’azienda - fa presente - posso decidere di cambiare vita passando inosservato?».
Beh con quel chiosco da 35 metri quadrati di forma ottagonale che divide il PalaSi dal palazzo della Bct, tanto inosservato non passa.
«No, non chiudo» -replica. Ma la notizia (e pubblicazione) delle vendita, lascia sbigottiti perché la gente si domanda se ci saranno cambiamenti. «Una edicola è una edicola, che cambiamenti potrebbero esserci?». Anche se ha fatto richiesta al Comune di ampliare la licenza per favorire chi acquista. Un po' gli dispiace e un non vede l'ora di intraprendere la carriera che ha lasciato per il chiosco, che ha disegnato lui stesso. «Sono un geometra e forse esercitero quella professione o forse no». Intanto la speranza è che arrivi qualcuno a sostituirlo in quegli orari faticosi. «Se si è in due si lavora meglio perché si riesce a stare aperti sempre e di lavoro ancora ce n’è tanto, ma stando solo e dovendo fare una pausa perdo la clientela di una fascia oraria importante».