Il lettore? È uno di famiglia: il giornalismo sui social tra utenti e follower

Il lettore? È uno di famiglia: il giornalismo sui social tra utenti e follower
di Alessandro Di Liegro
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Giovedì 14 Settembre 2017, 15:57 - Ultimo aggiornamento: 20:25

«Il lettore? È uno di famiglia». La frase conclusiva del panel “Lettori o follower? Come fare engagement sui social media” in programma alla Social Media Week di Roma racchiude in sé tutto il senso dell'incontro. A pronunciarla, il responsabile del sito e dei social de Il Messaggero, Davide Desario, tra i relatori insieme a Filippo Poletti di Fiera Milano, Nicholas Leone, caposervizio de Il Velino, Guglielmo Nappi, responsabile di Leggo.it.
 

 


La fruizione giornalistica e la sua produzione, al tempo dei social, è strettamente orientata verso due fattori: l'algoritmo di Google e di Facebook e il lettore. Nicholas Leone, nel suo intervento, ha spiegato come entrambi questi destinatari abbiano il medesimo interesse, ovvero quello di un giornalismo di qualità che segua le regole auree, a partire dalle 5W, pur persistendo strategie diverse, che dipendono da testata a testata, che mirano all'obiettivo di fidelizzare e mantenere una relazione con i propri utenti. «Con i lettori e con i follower – spiega Leone - occorre stabilire una relazione e renderli membri di una comunità, stimolando un senso di appartenenza dal quale è possibile fare engagement».

Guglielmo Nappi, al contrario, fa iniziare il suo intervento dall'algoritmo: «Una delle cose principali del nostro lavoro è capire cosa vuole Facebook – dice Nappi - Zuckerberg vuole che tu resti più tempo possibile all'interno della piattaforma. Noi, invece, dobbiamo portare più persone possibili sul sito, che è l'opposto di quello che vuole Facebook». Uno strumento che “piace” molto all'algoritmo di Facebook è, per esempio, è quello dei video, come dimostra una carrellata di esempi che Nappi ha mostrato di alcune delle testate più presenti sui social: «Il problema è attivare i fan, anche se con metodi non giornalistici. Però se voglio essere performante devo utilizzare queste strategie – prosegue Nappi - Nel momento in cui attivo i miei fan, sono certo che quando avrò la notizia giusta, questa sarà sparata attraverso i canali social dai fan attivi. Se io non faccio attività social giusta, che non attivi la community, io non esisto».

«Per me non esiste una ricetta unica», esordisce Davide Desario parlando di come la presenza sui social sia una condizione necessaria per un giornalista che vuole raccontare la realtà e testare la presenza del suo pubblico. «I giornalisti devono avere il coraggio di confrontarsi con i propri lettori – prosegue Desario – perché sono come uno di famiglia, con il loro umore, la loro vita, i loro sentimenti. Sarebbe bello che gli opinion maker uscissero dai loro circoli culturali virtuali, come Twitter e si facessero una passeggiata su Facebook per vedere chi c'è, cosa gli interessa e come ne parla».
 


Un social meno popolare di Facebook, per sua stessa natura, è Linkedin, di cui Filippo Poletti ha spiegato alcune potenzialità nel collegare professionalità e raccogliere storie: «Dovendo animare un portale di business con storie dal Mondo, abbiamo provato su Facebook, su Twitter, su Instagram e i ritorni non erano soddisfacenti – spiega Poletti - Avevamo bisogno di persone che quotidianamente ci dessero spunti».
Qui entra in gioco Linkedin, che si è adattato a una forma più social e di condivisione di spunti e argomenti, aggiungendo “quel plus alle nostre storie”, ha concluso Poletti.  

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