Una storia, diventata una favola, perché Sasà quando giocava a calcio, ai tempi del Messina, nel 2004, improvvisamente è stato colpito da un cancro, da un linfoma con hodgkin B diffuso a grandi cellule.
Ha lottato, è stato operato al San Matteo di Pavia, è stato sottoposto a diverse sedute di chemioterapia, ma alla fine l’ha sconfitto, è tornato a calpestare l’erba del campo, a sorridere, a continuare a fare quella passione diventata poi un lavoro. Con quella faccia un po’ così, con la spensieratezza e l’ironia che lo contraddistingue ha voluto portare la sua testimonianza davanti agli studenti, «convocati» per la conferenza sui danni provocati dal fumo attivo e passivo, organizzata appunto dall’Istituto Alessandro Volta di Alessandria.
Sono intervenuti il dirigente scolastico Maria Elena Dealessi, il sindaco di Alessandria e presidente della Provincia, Rita Rossa. Il dottor Polla, medico sportivo dell’Alessandria Calcio, il dottor Rabagliati, in rappresentanza dell’Asl di Alessandria. I ragazzi però non avevano occhi che per Sasà. Sono rimasti colpiti, folgorati dalla sua storia, illustrata attraverso immagini, citazioni (Paulo Coelho, Dalai Lama), video (Fabio Grosso che calcia il rigore a Berlino, il duello fra Valentino Rossi e Stoner a Laguna Seca nel 2008, l’ultimo tiro di Michael Jordan contro l’Utah Jazz).
Il suo intervento ruotava intorno al concetto di «Problema o opportunità», un excursus che ha toccato le varie tappe della sua carriera e della sua vita privata. Sentito e commosso alla fine l’applauso degli studenti per Sasà, per quel giocatore di provincia costretto ad affrontare un avversario inaspettato, quasi imbattibile. Quasi. Alla fine è stata la sua vittoria più grande, forse quella più bella.