Chituru Ali: «Io tra i giganti e punto a Parigi»

L’azzurro ha corso in 10”01 come Mennea, ma con il vento a favore

World Athletics Indoor Championships Glasgow 24, Chituru Ali (ITA) in 60 m | 1-3 March 2024 | Glasgow (SCO) Emirates Arena | Foto: Francesca Grana/FIDAL
di Giacomo Rossetti
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Venerdì 26 Aprile 2024, 06:20

Chituru Ali ha deciso che il 2024 sarà il suo anno. Lo si è capito sabato scorso a Nairobi, nella prima tappa del World Continental Tour: sui 100 metri (che non correva dal 2022), lo sprinter delle Fiamme Gialle ha fatto registrare un grandioso 10.01, sotto la pioggia e in altura. Nonostante il vento a favore (2,2 metri al secondo, sopra il limite di 2,0 m/s consentiti) impedisca l’omologazione a fini statistici, Chituru di fatto è il quarto azzurro più veloce di sempre, dopo Jacobs (9.80), Tortu (9.99) e Mennea (10.01, più un 9.99 molto ventoso a Bari nel ‘79). Il venticinquenne di Como veniva da una splendida cavalcata ai Mondiali indoor di Glasgow di inizio marzo, dove era riuscito a raggiungere l'ultimo atto dei 60 metri con una semifinale sontuosa, chiusa al secondo posto (6.53, suo personal best). Se si pensa alle sofferenze da lui patite l'anno scorso, con un'intera stagione passata ai box, non si può che sorridere per il futuro.

Si aspettava una prestazione del genere sul rettilineo keniota?

«La prima cosa che mi è venuta in mente è stata: “Grazie a Dio non erano 60 metri” (ride, ndr). Sono partito piano ma poi ho cambiato passo. Ho buone sensazioni: io inizio la stagione con calma, e quando arriva il clou mi impegno di più».

Cosa prova nell’aver eguagliato il tempo di Pietro Mennea?

«Tra i giganti, mi sento quello nuovo, che ha ancora tanto da dimostrare. Sono stato fermo un anno e ho avuto poco tempo per dimostrare quanto fossi veloce».

Il 3 maggio ha in programma l’UAE Athletics Grand Prix a Dubai, poi il 18 sarà a Roma per lo Sprint Festival.

«I 100 metri mi piacciono tanto: sono a mio agio, molto di più che nei 60. Vorrei in futuro anche fare qualche uscita nei 200, ma adesso penso ai 100. Gareggerò con più frequenza: mancano 90 giorni alle Olimpiadi e non ho ancora il minimo richiesto».

Non le è pesata l’esclusione dai convocati per le World Relays del 4-5 maggio, il Mondiale di staffetta?

«Se fossi andato a Nassau avrei perso un mese: bisognava prendere delle decisioni e la priorità erano i punti per il ranking in vista di Parigi.

Più avanti, se ci sarà bisogno di un frazionista, io sono disponibile; che sia in curva o in rettilineo, sempre 100 metri sono».

Cosa le è successo l’anno scorso?

«Ho avuto una lesione al tendine del bicipite femorale. Ricominciare ad allenarmi è stato un casino: tra alti e bassi non riuscivo mai ad avere continuità in allenamento e in campo. Se non gareggio, dopo un po’ impazzisco. La gara per un atleta è vita: non ci si può allenare senza competere».

Quali sono gli aspetti più complicati nel vedere, da infortunato, amici e colleghi che si allenano?

«Sicuramente una cosa difficilissima è non avere fretta. Tutti vorrebbero dire: “Ora entro e gareggio anch’io”. Ma bisogna procedere step by step, secondo i tempi che ti dà il corpo. Mi ci è voluto un anno, avrei preferito di meno, ma va bene così».

Quest’anno gli Europei di Roma a inizio giugno saranno il grande evento in Italia: come vive l’attesa?

«Con serenità, e soprattutto con consapevolezza. So esattamente come muovermi; non è la prima volta che faccio gli Europei, ci arrivo con un’altra testa».

Dal suo arrivo in Nazionale maggiore a oggi, in cosa è più migliorato?

«Ho sempre imparato qualcosa dagli altri a livello tecnico. Osservo tutti e rubo moltissimo con gli occhi. Direi che sono cresciuto nella capacità di osservare».

La qualifica per Parigi 2024 rimane l’obiettivo finale: se la sente di staccare il pass olimpico?

«Me lo sento, me lo sento: le gambe sono pronte».

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