Dopo 50 anni, una mostra itinerante premiata all’Italian Film Fest a San Paolo in Brasile dal titolo ‘‘L’ Italia del boom, fra mura d’artista e fotogrammi d’autore’’, rende omaggio alla pellicola e a Casa Papanice, set del film, costruita nel 1969 su progetto dell’archi-star Paolo Portoghesi in collaborazione con l’ingegner Vittorio Gigliotti, considerata negli anni uno dei simboli dell’architettura post-moderna attuale sede dell’Ambasciata del Regno Hascemita di Giordania.
La mostra, che riprenderà con nuove tappe in via di definizione a fine emergenza coronavirus, curata dal nipote del committente, Edmondo Papanice, che mette in risalto il boom economico del dopoguerra e il connubio tra Cinema e Architettura partendo dal genio artistico di Paolo Portoghesi fino a ricordare i grandi interpreti del film.
«Tutto ebbe inizio – racconta Edmondo Papanice - quando mio nonno aprì le porte a Ettore Scola per le riprese del film. Il regista era un ottimo osservatore delle città e delle sue architetture e a differenza di Federico Fellini, che inventa la sua Roma, Scola preferiva delle scenografie reali dando all’architettura una connotazione ben precisa, storica e sociale. Casa Papanice nel suo film ne è l’esempio. Tanti sono i ricordi – conclude Papanice - tramandati in famiglia, dalla gentilezza di Monica Vitti affascinata dalla bellezza dell’edificio e dall’arredo curato in ogni minimo particolare, le lunghe conversazioni tra mio nonno e Marcello Mastroianni con cui condivideva la passione per le auto’».
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