Non c’è alcun collegamento tra il vaccino anti Covid e l’infertilità maschile. Il numero e la qualità degli spermatozoi non sono diminuiti nei giovani uomini sani che hanno ricevuto una prima o una seconda dose di siero Pfizer o Moderna. A rassicurare su quella che era stata ipotizzata come una possibile controindicazione del vaccino è una ricerca pubblicata su Jama, il Journal of the American medical association, prestigiosa rivista medica ritenuta tra le più autorevoli del settore. «Si tratta di dati rassicuranti che suggeriscono come la qualità dello sperma non venga alterata in modo significativo ricevendo due dosi di uno dei nuovi vaccini mRna contro il Covid», commenta in un articolo della Cnn sul tema Allan Pacey, professore di andrologia presso l’Università di Sheffield. «Spero che questo fornisca una certa rassicurazione a tutti gli uomini che potrebbero essere preoccupati per le ricadute del vaccino», aggiunge Pacey.
Vaccini e infertilità, il documento
LO STUDIO - Di recente a suscitare allarme è stato un documento dell’European Consumers, associazione fondata nel 2008 per riunire le organizzazioni di consumatori europee.
I RISULTATI
Il progetto ha coinvolto 45 uomini di età compresa tra 25 e 31 anni, selezionati per assicurarsi che non avessero problemi di fertilità. I campioni sono stati prelevati precedentemente alla prima iniezione di un vaccino mRNA, quindi 70 giorni dopo la seconda dose. «Non abbiamo trovato cambiamenti nei parametri dello sperma nei giovani uomini sani che hanno ricevuto entrambe le dosi di vaccino mRNA», riassume l’autore dello studio, il dottor Ranjith Ramasamy, direttore di medicina e chirurgia riproduttiva maschile presso l’Università di Miami Health System. Il progetto non ha testato i vaccini Johnson & Johnson e AstraZeneca, che non sono basati su piattaforme mRNA. «Tuttavia pensiamo che il meccanismo di funzionamento di questi sieri sia abbastanza simile nonostante il diverso materiale genetico, quindi in base alla biologia non riteniamo che abbiano effetti diversi». La ricerca del dottor Ramasamy è partita dalla scoperta che il virus del Covid è presente nei testicoli fino a sei mesi dopo l’infezione, concludendo che comunque non rappresenta una minaccia per la fertilità maschile.