Pronto soccorso, la svolta degli ospedali lombardi: paghi 149 euro e salti la fila

Iniziativa di tre strutture convenzionate con la Regione: riguarda i codici bianchi. Tra gli obiettivi, ridurre le attese anche per i malati gravi. Critiche dai medici di base

Pronto soccorso, la svolta degli ospedali lombardi: paghi 149 euro e salti la fila
di Claudia Guasco
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Sabato 12 Agosto 2023, 00:02

Spesso, entrando in un pronto soccorso, si ha la sensazione di precipitare in un buco nero. Il rapporto presentato a fine giugno dal governatore Francesco Rocca, elaborato su dati del ministero della Sanità, mette in fila numeri sconfortanti: 9,4 ore l’attesa media di un paziente a livello nazionale nel 2022, con picchi di oltre 22 ore nel Lazio e 10,6 in Sicilia. In Lombardia, stima Euol, un paziente in codice bianco e verde attende anche 16 ore prima di una visita. Ma una corsia preferenziale, per chi se lo può permettere, esiste. Si chiama Ambulatorio ad accesso diretto, un pronto soccorso privato dove non vengono eseguite prestazioni d’urgenza bensì si curano traumi o guai di salute di lieve entità. Con cifre tra i 100 e i 200 euro c’è un medico a disposizione, senza bisogno di prenotazione né ricetta medica. E soprattutto senza fare la fila.

Avanguardie

Un modello diffuso in alcuni Paesi europei e una novità per l’Italia, dove ad aprire la strada sono state qualche anno fa Codice Verde a Milano e lo scorso maggio BresciaMed.

Che sono però strutture private, a differenza del Gruppo San Donato convenzionato con il Sistema sanitario nazionale: dopo le apertura al Galeazzi di Milano e al Policlinico San Donato, attiva ora l’Ambulatorio al San Marco di Zingonia, in provincia di Bergamo. Tariffa base 149 euro, esclusi gli esami diagnostici, niente ticket perché si tratta di una prestazione privata, benché sviluppata nell’ambito di una struttura accreditata con il Ssn. Non tutti hanno apprezzato l’iniziativa, c’è chi lo definisce senza sfumature «un pronto soccorso per ricchi» e chi solleva dubbi sull’equità nell’accesso alle cure mediche. L’idea di partenza del polo ospedaliero non è fare concorrenza al reparto delle emergenze, nell’Ambulatorio si curano solo patologie che non hanno carattere di urgenza. Un taglio, una contusione dagli effetti contenuti, una distorsione, la rottura di un dente o una cistite. Malanni che, con lo sfilacciarsi della rete dei medici di medicina generale, finiscono per intasare i pronto soccorso. Le specialità più richieste da chi si presenta alle emergenze sono odontoiatria, urologia, chirurgia generale e piccola chirurgia, ortopedia e dall’analisi dei flussi è nata la costola privata del San Donato, con medici a pagamento dal lunedì al venerdì. Per i sostenitori del progetto è un vantaggio anche per i pazienti del pronto soccorso, che trovano così strutture meno affollate, per i detrattori «è un salta coda destinato ai più abbienti». Il dottor Ivan Carrara, presidente della Federazione italiana dei medici di medicina generale di Bergamo, lo interpreta come «un campanello d’allarme per la sanità italiana. Giustamente il privato si inserisce nelle carenze del pubblico, il servizio offerto sarà sicuramente ottimo, ma è indice dell’estrema sofferenza del sistema, diventata evidente negli ultimi anni».

Pochi medici

Carrara, con i suoi colleghi, è in prima linea sul territorio. «Noi, nella pratica di tutti i giorni, vediamo pazienti che non riescono farsi visitare, che non hanno disponibilità economiche e quindi ricorrono al pronto soccorso. Oppure sono costretti ad andare a pagamento». La carenza dei medici, afferma, è la vera criticità: «Nella nostra provincia siamo tutti sopra il massimale di assistiti, i cittadini orfani di un medico di base sono almeno 30 mila, le ex guardie mediche hanno chiuso molte sedi per mancanza di personale». Secondo l’ultimo rapporto Agenas, in Italia dal 2019 al 2021 i dottori di famiglia sono diminuiti di 2.178 unità, Anaao Assomed stima che entro il 2024 ci saranno 40 mila professionisti in meno, nel 2022 il 50% dei contratti di medicina d’emergenza non è stato assegnato. Il Lazio fa leva sul rafforzamento dei pronto soccorso, con 800 nuovi contratti tra dottori e infermieri: le strutture private per visite immediate sono una realtà, ma la via privilegiata non è la creazione di strutture parallele alla convenzione pubblica. E i sindacati chiedono un piano straordinario di reclutamento nazionale. Come ribadisce il segretario regionale lombardo della Fp Cgil Catello Tramparulo: «I pronto soccorso devono restare pubblici. E funzionare. È un diritto che va garantito a tutti i cittadini».

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