Persi nel traffico a sentire la solita lagna

di Mario Ajello
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Domenica 19 Febbraio 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 00:10
«Ma per andare dove  devo andare con che cosa posso andare?»
@francescabarra

Commenti così si sprecano, a corredo di foto di parcheggi taxi deserti. Causa sciopero. Trovare un’auto bianca è impossibile. Attese di ore. Suppliche quando si ha la fortuna d’incontrarne una, che però non ti carica e magari vorrebbe abbatterti. Per andare dove si deve andare ci si può dunque andare usando i piedi o volando (se si è sprovvisti di moto o di auto a Roma, in questi giorni). Ma forse, è meglio così. Perché quando, per miracolo, capita di essere (uno su un milione) caricati da un tassista in preda a una botta di pietas o voglioso comunque di farsi qualche euro nonostante lo sciopero, allora si maledice l’attimo in cui si è saliti su quella vettura. Perché comincia la lagna del conducente. «A dotto’, tutto er monno è contro di noi. Ma mica stupriamo le vecchiette o magnamo li regazzini! Volemo solo lavora’. Ma l’Europa ce lo impedisce. Uber ce vo’ rubba’ er posto. I politici so’ magnoni e l’unici che non fanno ‘n euro, in questo mondo de m...., semo noi». E via così. Anche per 40 minuti, se il tragitto dura tanto. Lo sfortunato utente di taxi, quando ne becca uno che misericordiosamente lo carica, deve saperlo: gli toccherà sorbirsi una lagna. E verrebbe voglia, anche per coprire il solito bla bla della solita radio che parla di calcio urlando, di canticchiare all’orecchio del conducente il motivetto di Domenico Modugno: «Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastune e tira fori li denti».

mario.ajello@ilmessaggero.it
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