In difesa di Luca De Fusco e della sua nomina a direttore generale del Teatro di Roma scende in campo Gennaro Sangiuliano: «Non è di destra - dice il ministro della Cultura - ma è un esperto, ha una decennale esperienza nel mondo dei teatri, ha avuto direzioni importanti da amministrazioni di diverso colore, ha una grande esperienza. L’ho incontrato una sola volta, alla Fenice di Venezia, e poi non l’ho mai più visto». Per aggiungere, smentendo indirettamente accordi diversi, che dopo la scrematura fatta dalla commissione esaminatrice, il cda, «dove sono rappresentato da un solo componente, e non sono il dominus, ha scelto il profilo più meritorio e aderente». Lo scontro sugli assetti del Teatro di Roma, insomma, si acuisce ora dopo ora. E ben presto - dopo le prese di posizione degli attori, il sit-in di protesta davanti all’Argentina e le polemiche politiche che stanno mettendo a dura a prova la pax finora mantenuta sulle vicende di Roma tra governo, Comune e Regione - scenderanno in campo anche gli avvocati e partiranno i primi ricorsi. Non sembrano esserci al momento margini per sanare lo strappo registrato sabato scorso all’interno della Fondazione Teatri di Roma, spaccatasi sulla nomina del nuovo direttore generale: i tre consiglieri indicati da Regione e ministero della Cultura (non erano presenti gli amministratori del Comune di Roma, tra i quali il presidente Francesco Siciliano) hanno scelto Luca De Fusco, adesso alla guida dello Stabile di Catania. Nome non gradito invece al Campidoglio - proprietario degli edifici dei teatri e primo finanziatore con 6,5 milioni di euro - che puntava su Onofrio Cutaia, attuale commissario del Maggio Fiorentino.
La mozione
Una soluzione tra le parti è lontanissima.
Sit-in e lettere
Fin qui la politica. In mattinata una ventina di attori e registi italiani - tra gli altri Matteo Garrone, Lino Guanciale, Elio Germano, Maddalena Parise o Vinicio Marchioni - ha firmato una lettera di protesta contro la nomina di De Fusco. Nel pomeriggio si è tenuto un sit-in di protesta davanti all’Argentina, al quale ha partecipato anche il presidente Siciliano, che ha polemizzato anche sull’entità dello stipendio di De Fusco (sui 150mila euro). «Io non la butto in politica, ma è una questione di equilibri, di meccanismi democratici nella rappresentanza delle fondazioni culturali: non è possibile che Roma Capitale sia esclusa dalla scelta del direttore generale dei Teatri di Roma». Un’altra bocciatura per De Fusco. Che per la cronaca, ieri ha passato la domenica in casa a lavorare e a limare i suoi programmi: «Vorrei fare del Valle, quando riaprirà, la casa della drammaturgia, fare all’India molta ricerca e sperimentazione, l’Argentina dovrà essere più generalista e vorrei stringere un accordo con l’Ente teatrale di Siracusa per riaprire il teatro di Ostia Antica».