Ostia, la fuga di Maria dagli usurai: «Scappata per salvare i miei figli. I clan mi hanno proposto di prostituirmi»

«Anni di terrore, poi ho denunciato. Ho avuto 50mila euro, ne volevano 100mila. Minacciavano i miei ragazzi»

Ostia, la fuga di Maria dagli usurai: «Scappata per salvare i miei figli. I clan mi hanno proposto di prostituirmi»
di Moira Di Mario
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Mercoledì 28 Dicembre 2022, 00:21 - Ultimo aggiornamento: 16:03

Ha trovato il coraggio di denunciare per mettere al sicuro i figli che ancora adesso, a distanza di due anni, non sanno cosa è stata costretta a subire la loro mamma strozzata dagli usurai di Ostia. Quando la incontriamo, Maria (nome di fantasia), 51 anni, accetta di raccontare il suo calvario. È un fiume in piena, ma i suoi occhi, spesso lucidi, esprimono tutto il terrore e il dolore che ancora adesso ogni tanto la tengono sveglia la notte. «I miei problemi iniziano poco prima della pandemia – racconta la donna - quando decido di ristrutturare il ristorante di famiglia gestito prima da mia nonna, poi da mia mamma e infine da me. L’attività tutto sommato andava abbastanza bene, ma poi arriva il Covid, il lockdown, e non ho più potuto lavorare. Per un po’ sono riuscita a fare fronte alle scadenze da pagare, poi non ce l’ho più fatta e ho iniziato a chiedere piccoli prestiti agli usurai. Persone – precisa - che erano fuori dal giro dei clan».

I GUAI

Somme modeste che tuttavia faceva fatica a restituire. «Prima duemila euro che diventavano quattromila – aggiunge – oppure settemila che diventavano il doppio e per pagarle ho dovuto rivolgermi ad altri strozzini. Poi un giorno uno di questi mi presenta una persona legata ai clan, spiegandomi che avrei ottenuto un prestito più alto. In quel momento avevo bisogno di soldi, circa cinquantamila euro» e per Maria inizia l’incubo. «Il denaro l’ho avuto, ma i cinquantamila in poco tempo sono lievitati a centomila». L’ex ristoratrice è disperata, non sa come restituire il denaro e cerca di prendere tempo. «Sono iniziati gli avvertimenti – prosegue – se non avessi pagato mi avrebbero fatto del male.

Per tenerli buoni sono stata costretta a cedergli la mia auto. Una macchina acquistata prima dell’inizio del calvario, del valore di trentaseimila euro a cui ho dovuto aggiungere quindicimila euro in contanti. Ho fatto il passaggio di proprietà a loro favore e gli ho consegnato le chiavi».

A chi, però, non ce lo vuole dire. La paura è ancora troppa. «I nomi li ho fatti alle forze dell’ordine e alla magistratura – aggiunge – e alcune cose ancora non posso rivelarle». Ci dice invece che per convincerla a saldare il debito le avevano «chiesto di prostituirmi, ma ho rifiutato». È stato a quel punto che i clan alzano il tiro. «Mi hanno detto che se la sarebbero presa con i miei figli. Sapevano dove andavano a scuola e chi frequentavano. Ero terrorizzata – prosegue a stento Maria – sono stati giorni d’inferno, ma anche di consapevolezza. La paura che potesse succedere qualcosa ai ragazzi ha fatto scattare la molla della sopravvivenza. Dovevo proteggerli a tutti i costi. Ho deciso di vendere, anzi svendere, la casa e l’attività, di saldare quasi tutto, versando circa quattrocentomila euro agli usurai. Poi ho denunciato. Sono stati i poliziotti che mi hanno indirizzato al Comitato collaboratori di giustizia e ora grazie a loro ho ripreso in mano la mia vita».

L’EPILOGO

Maria ha lasciato Ostia insieme ai ragazzi «ai quali non ho mai raccontato nulla – conclude l’ex ristoratrice - per loro non è stato facile cambiare città, scuola e amicizie, ma in quel momento mi stavo separando da mio marito e ho spiegato che era meglio allontanarsi. Ora ho un nuovo lavoro, ho riconquistato i miei figli e sto cercando di vivere serenamente a chilometri di distanza da Ostia. A chi sta passando il mio stesso calvario, consiglio di denunciare perché è l’unico modo per uscire da un incubo e risollevarsi».

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